I tifosi della Juve non saranno a Napoli. E sono arrabbiati. La Juve è indispettita per l’assenza del club partenopeo alla riunione chiave indetta il 2 gennaio a Roma, che avrebbe potuto sbloccare la situazione a fronte di un rischio alto assegnato alla gara dall’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Ministero dell’interno. E’ arrabbiato anche il Napoli, perché una riunione non si indice con soli due giorni di anticipo, si legge in un comunicato. Ed è arrabbiato perché, sempre nello stesso comunicato è scritto che essere presenti o no non avrebbe cambiato le cose. Ultimo anello della catena: al Viminale l’assenza del 2 gennaio non è stata gradita (più di quanto è risultata sgradita alla Juve: il Ministero era il padrone di casa) e ancora meno è risultato gradito il comunicato di ieri. I toni, le agende dettate su argomenti tecnici in cui nessun tecnico amerebbe che altri mettessero bocca (un po’ come l’allenatore e lo spogliatoio).
Incomunicabilità. Ma la domanda è… Che succede? Al di là di Napoli-Juve e della Juventus e dei suoi tifosi, c’è una malcelata sofferenza nei rapporti tra il Napoli, il presidente De Laurentiis e il Viminale. E il comunicato di ieri certo non è andato nella direzione di stemperare gli animi con le istituzioni. Semmai di esacerbarli. E acclarare un disagio. Che ha radici diverse da Napoli-Juventus: la terza assenza del Napoli a riunioni ufficiali, sussurrano nei corridoi del Ministero dell’interno. E se era stata indetta una riunione lo scopo era trovare una soluzione. Le radici sono nei problemi strutturali dello stadio San Paolo, denunciati da tempo dal presidente De Laurentiis senza che si riesca a trovare un punto di contatto con il Comune, senza che però ci si possa sottrarre alle responsabilità che assegna l’articolo 1 della Legge 41/2007, quella post Raciti, dicono sempre i tecnici del Viminale. E poi c’è la recente circolare del capo della Polizia che riaziona la lente di ingrandimento sugli stadi italiani. E poi c’è un po’ di gelo con la Prefettura e la Questura di Napoli. Può essere vero che una riunione non si indica due giorni prima. «Ma noi c’eravamo» dicono alla Juve, da Torino. E c’era il Viminale. E’ il fatto che il Napoli non abbia potuto mandare una persona ad aver sorpreso le altre parti. Così come non si può pensare di parlare di sicurezza con 30 giorni di anticipo, come si auspica il club partenopeo: la quasi contemporaneità è elemento imprescindibile per valutare i rischi eventuali. Pensiamo a Parigi quattro giorni fa. Una delle mete ideali da tutto il mondo. Ora ci sono i voli vuoti e una città sconvolta dalla follia. Ieri al Viminale si parlava solo di questo: terrorismo. Ma quel comunicato del Napoli è “caduto” sui tavoli, generando incredulità e fastidio. Se ne parlerà. Più di tutto sarebbe giusto riparlarsi.
fonte: Corriere dello sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro