Il piede è bello caldo. O meglio, entrambi i piedi perchè Edinson Cavani sa fare gol in tutte le maniere: di destro, di sinistro, di testa e persino con la nuca. E come tutti i bomber, specie quelli di razza, più ne mette a segno, più accresce la fame. Ora guida la classifica temporanea dei cannonieri con cinque centri e punta deciso a quel titolo che gli è sfuggito d’un soffio per due anni di fila: nel 2011 fu preceduto di due reti Di Natale (28 a 26); nel campionato scorso, invece, si piazzò terzo con 23 bersagli, a cinque lunghezze da Ibrahimovic.
Ma il Matador è stuzzicato dal primato in classifica del Napoli più che dalla corona di re dei bomber. Non gli era mai capitato da quando è in Italia di lottare per lo scudetto. E sente questa squadra sempre più sua man mano che passa il tempo. Specie dopo essere stato appagato sotto il profilo contrattuale e dopo aver giurato fedeltà sincera ad uno spogliatoio che lo stima, ad un club che lo apprezza, ad una tifoseria che lo ama .Cavani vorrebbe travestirsi da Maradona e trascinare il Napoli più in alto possibile. Magari con altre triplette o andando ad aiutare i difensori sulle palle alte. Non un bomber come tanti bensì un uomo-squadra, un calciatore destinato a lasciare il segno nella storia del club. Ha già scavalcato due suoi illustri predecessori in maglia azzurra tra i goleador di sempre: Vinicio e Canè, fermi a 70 gol. L’uruguagio è arrivato a quota 72 ed ha già puntato Savoldi (77) e Careca con Altafini che sono a 96.
ALLA SAMP – Se Cavani continua a suon di triplette, nessun traguardo gli sarà proibito: scudetto e classifica dei cannonieri. Ne ha centrato già sei finora. E tra queste c’è anche quella rifilata alla Sampdoria due campionati fa al San Paolo. Un quattro a zero (l’altro gol fu di Hamsik) che fece gonfiare il petto d’orgoglio a Mazzarri. Non solo, ai doriani Cavani fece gol anche all’andata, firmando la prima vittoria esterna nella stagione che proiettò il Napoli in Champions League. Mazzarri gli ha sciolte le briglie. A Marassi dovrà fare da guastatore sulla trequarti, privilegiare il fraseggio con Pandev ed Hamsik, provare a creare spazi in una difesa che presumibilmente sarà abbottonata più che mai. Ma l’esperienza di Catania è servita anche a questo: guai a cercare il gol senza ragionare; guai ad attaccare a testa bassa, ad intasare gli spazi, ad ignorare il compagno libero da marcature.
QUELLA CLAUSOLA – Per i tifosi più giovani il nuovo «nino de oro» ora è lui. Bastava ascoltare quel battimani dopo il rigore fallito con la Lazio. Non finiva mai. Erano applausi di incoraggiamento, di stima, di perdono sincero. E la paura di perderlo a giugno è pari alla gioia di vederlo scorazzare per il campo e andare a far gol come a difendere. Quella clausola di sessanta milioni di euro recentemente inserita nel contratto oggi ha le sembianze di una spada di Damocle. Ma niente paura, il Matador concorderà con De Laurentiis quando sarà il momento, ora ha una missione da portare a termine: cercare di regalare a Napoli ed al Napoli quel sogno ben custodito nel cassetto.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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