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Napoli, parole al miele da Vinicio e Iuliano. Critiche da Montefusco e Canè: “Troppo il distacco dalla Juve”

Sessant’anni di storia. Sessant’anni di calcio, di racconti e di passioni. La sintesi è lì: Luis Vinicio, brasiliano di Napoli, e Lorenzinho Insigne, napoletano fresco fresco di sogno brasiliano, l’uno di fronte all’altro. E di fianco, la coppa dei Campioni vinta dalla Canottieri di Fritz Dennerlein nel ’77. Ed è proprio sullo sfondo del mare di “mille culure” e dei mille “tituli” del club del Molosiglio che Napoli si regala orgogliosamente un appuntamento straordinario. Compie cent’anni, infatti, la Canottieri Napoli ed Edoardo Sabbatino, il presidente, assieme all’olimpionico Davide Tizzano e a tutto il club decide di festeggiarli anche con chi l’ha raccontato, questo primo secolo di campioni e di grandi imprese. Ovvero, con i giornalisti sportivi, con l’Ussi, rappresentato dal presidente Luigi Ferrajolo, da Mario Zaccaria e da Gianfranco Coppola dell’Esecutivo Aips. Fantastica e affollata passerella di ricordi e di speranze. E non poteva essere che la Canottieri ad ospitarla visto che in quel lontano 1914 tra i suoi fondatori c’era pure Giorgio Ascarelli, che di lì a poco diventerà il primo presidente del Napoli moderno.
Vinicio, in prima fila e con lui Antonio Juliano (il capitano che non sarà mai ex); Enzo Montefusco; Faustinho Cané; Carlo De Gaudio, capo delegazione di quell’Italia che fu campione del mondo in Spagna; Corrado Ferlaino, presidente di quei due scudetti costruiti attorno a Maradona. Il Napoli di ieri e quello d’oggi. Sorrisi e foto, targhe, maglie e gagliardetti, ma anche l’occasione per un bilancio della prima avventura di Benitez. « La conquista della coppa Italia è l’unica, vera buona notizia di questa stagione» , afferma Enzo Montefusco. «Troppo critico? Non credo. Il Napoli poteva fare meglio in campionato. Lo raccontano quei ventiquattro punti di distacco dalla Juve. Troppi. Me lo aspettavo più competitivo e invece non lo è stato. Il futuro? Spero che Benitez riesca a farlo andare avanti e che il club non si tiri indietro sul mercato». E poi? «E poi Insigne. Lo seguo da sempre e non ho mai avuti dubbi sulle sua capacità. Per come tratta il pallone mi ricorda Rivera e invito tutti a sostenerlo, anche perché è l’unico napoletano della compagnia». Juliano, invece, a questo Napoli riserva carezze soprattutto. «Per me questa stagione è stata positiva. Non è semplice cambiare tanto e fare comunque cose buone. Spesso mi ha anche divertito. Ovvio, tutto è migliorabile e ora, chiusa la stagione, tocca al club farci capire da grande che vuol fare. Insigne? Ha talento. Gli auguro, anche se sarà difficile, di far meglio di me» , dice divertito Antonio Juliano, che nel suo curriculum ha pure la partecipazione a tre Mondiali e l’oro all’Europeo del 1968. Severo o giù di lì il giudizio di Cané: «Mi spiace, ma la conquista della coppa Italia non annulla la mia delusione. Quel trofeo non basta per dimenticare il ritardo accumulato in campionato rispetto alla Juve e anche alla Roma. Spero che vada meglio nella prossima stagione, ma affinché accada, Benitez non deve diventare troppo aziendalista. Meglio per lui e per tutti se pretenderà, invece, solo grandi calciatori». Fiducioso Luis Vinicio. «Il Napoli divide? C’è chi lo promuove e chi invece lo rimanda alla prossima stagione? Di sicuro io sono tra coloro che sono soddisfatti. Benitez ha lavorato bene, ha cambiato praticamente tutto e non ha sbagliato sul mercato. Sì, il Napoli è cresciuto molto e lo vedo maturo per puntare già la prossima volta allo scudetto». Ferlaino, infine, concentra il suo pensiero su tutto quanto è accaduto prima e dopo la finale di coppa Italia con la Fiorentina: «Parlano male di Napoli – afferma – perché siamo i migliori. Ciò che molti dicono è frutto dell’invidia che provano nei confronti della nostra città e della nostra squadra» . In quanto a Insigne? «Sono sicuro che Prandelli lo porterà in Brasile. E scommetto che rappresenterà brillantemente il Napoli e la sua città».

Fonte: Corriere dello Sport

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