«Adelante», «A toda velocidad» ma con giudizio. E’ questo che vuole Don Rafa: un Napoli frizzante quanto maturo, che prosegua la sua cavalcata in testa alla classifica mantenendo l’equilibrio in campo e fuori; che si sbarazzi anche del Sassuolo in attesa di recarsi a Genova sponda rossoblu e poi arrivare all’esame d’inglese in Champions con il morale alle stelle.
POKERISSIMO – Che la formazione di Benitez potesse partire a razzo in campionato, l’avevano previsto in pochi. Ma Higuain e soci sono stati capaci di sbalordire tutti ed ora si apprestano a centrare il pokerissimo: quinta vittoria consecutiva e poi chissà anche la sesta, la settima e così via. L’appetito viene mangiando. E vincere aiuta a vincere. Il colpaccio in casa del Milan, che ha sfatato un tabù lungo ventisette anni, ha smentito anche il luogo comune della valenza degli avversari. Era stato detto che Bologna, Chievo Verona ed Atalanta non erano formazioni tali da poter impensierire i partenopei. Dimenticando che negli anni precedenti avevano rappresentato le bestie nere del Napoli sottraendo punti preziosi nella corsa verso lo scudetto. Poi è giunta la trasferta di San Siro, quella che avrebbe dovuto scoprire il vero volto di una squadra che due mesi prima aveva voluto cambiare tutto: gioco, uomini, mentalità. Ed a Milano, sponda rossonera, seppure con alcune sbavature nel mantenere le distanze tra i reparti, il Napoli ha confermato quanto evidenziato nelle prime tre gare; che è una formazione dalla personalità forte, capace di cambiare ritmo in corsa, in grado di effettuare il turn over senza che l’atteggiamento ne risenta. E tutto ruota intorno alla spina dorsale indicata appositamente dall’allenatore: portiere, centrale difensivo, centrocampista tuttofare, punta avanzata: Reina, Albiol, Callejon, Higuain. Ed è intorno a loro che il Napoli ha saputo sintonizzarsi ed integrarsi. E dopo il poker, ecco la possibilità di centrare il pokerissimo.
IL PRECEDENTE – Per trovare cinque vittorie di fila nelle prime cinque giornate di campionato (che poi sarebbero sei con la gara di Champions League), bisogna risalire alla parentesi più amara dell’epoca d’oro: la stagione agonistica ’87-’88. In pratica, il torneo che seguì la vittoria del primo scudetto della storia. Quell’anno era andato via Pierpaolo Marino, rimpiazzato da Moggi. Vennero effettuati due grandi acquisti: Careca e Francini. Per Bianchi si trattava del terza panchina consecutiva. Il Napoli partì a razzo, favorito anche da un calendario piuttosto agevole e dalla vittoria tavolino in quel di Pisa alla terza giornata. All’esordio vinse a Cesena con gol di Bagni; alla seconda, si sbarazzò in casa con un po’ di fatica dell’Ascoli (2 a 1, gol di Bagni e Giordano); alla terza, aveva perso a Pisa (1-0 su rigore) ma poi il giudice sportivo sovvertì il risultato in quanto era stato colpito Renica da un oggetto; alla quarta espugnò Avellino con rete di Carnevale; ed alla quinta seppellì di gol il Pescara di Galeone (6 a 0). Cinque vittorie di fila, poi il pareggio (1-1) in casa della Roma. Dodici partite iniziali senza sconfitte e ventisette giornate in testa alla classifica. Poi cominciò a rompersi qualcosa all’interno dello spogliatoio ed il Milan scavalcò gli azzurri aggiudicandosi lo scudetto. Terminò in rivolta contro l’allenatore e vennero allontanati quattro calciatori (Garella, Giordano, Bagni e Ferrario). Ora il Napoli di Benitez può eguagliare quella partenza-sprint ma sicuramente il prosieguo sarà diverso perchè tra tecnico e spogliatoio c’è un rapporto così solido che va al di là della semplice stima.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
G.D.S.
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