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Napoli-Parma, la carica degli ex Gargano e Donadoni e quella “voglia” di Mirante…

Napoli-Parma, storie che si intrecciano. Come dimenticare gli anni bui in cui i ducali, sospinti dal volo pindarico di Tanzi e della sua Parmalat, facevano incetta di campioni e campioncini azzurri. Zola, Crippa, i fratelli Cannavaro. E come dimenticare quella sconfitta del ’98, la retrocessione e le lacrime di Fabio Cannavaro consolato da Pino Taglialatela. O ancora, quel “biscotto” tra Verona e Parma, che condannò gli azzurri di Mondonico alla retrocessione, nonostante un girone di ritorno su buonissimi livelli. Cose che a Napoli bruciano ancora. Poi, l’expoit emiliano si fermò, i sogni di gloria ducali caddero assieme ai giochetti finanziari di Tanzi. E anche i rapporti di forza tra Napoli e Parma mutarono. Mentre i ducali, senza più i soldi della Parmalat colavano a picco, salvati solo dall’intervento di Ghirardi, il Napoli si apprestava a vivere la sua seconda giovinezza, ripartendo dalle ceneri della Serie C. Un paio di anni e il vecchio supermercato Napoli si trasformò in acquirente pregiato per i giocatori del Parma, con percorso inverso per gli esuberi partenopei. In principio fu Cigarini, poi Dzemaili, mentre Santacroce prendeva la strada di Parma. Poi sarà la volta di Donadoni e di Gargano. Ma andiamo con ordine. Dei su citati, escludendo Dzemaili, gli unici che potrebbero ancora prendere parte a questa gara sono Gargano e il tecnico Donadoni.

Walter Gargano, ex punto fermo del Napoli, prima di Reja, poi dello stesso Donadoni, ed infine del primo Walter Mazzarri. Una parabola strana la sua. Da perfetto sconosciuto, prelevato da Danubio ed arrivato a Napoli assieme a Lavezzi ed Hamsik, condivise con questi ultimi l’incredibile esplosione nel primo anno di A. Passò immediatamente da oggetto misterioso a perno inamovibile del centrocampo. Tutto cuore e grinta, anche perché i piedi di certo non brillavano. Prima al fianco di Blasi e poi a quello di Pazienza, ed infine vicino ad Inler. Nel mezzo qualificazione in Europa League prima e in Champions poi, ed anche una Coppa Italia. Poi il feeling col Napoli si interruppe, spezzato d’improvviso. La sua cessione all’Inter e quelle dichiarazioni che fecero e non poco imbestialire il pubblico napoletano. Un amore rotto, come palesato dai fischi assordanti durante la presentazione della squadra quest’estate al San Paolo. L’Inter l’aveva rimandato indietro, ma il Napoli non poteva (voleva) tenerselo. E così la soluzione di Parma, alla corte del suo ex mister Roberto Donadoni.

Già, Roberto Donadoni. Chiamato al capezzale del Napoli dopo l’esonero di Reja, fu, se possibile, in grado di peggiorare la situazione. Squadra senza idee, gioco soporifero, poche emozioni. Tanto che il successivo avvento di Walter Mazzarri fu una svolta dirompente. Ad onor del vero, in quella sua esperienza napoletana, anche tanta sfortuna. Gol ed episodi dubbi, occasioni create e non sfruttate, decretarono la fine delle breve avventura di Donadoni sulla panchina azzurra. Eppure l’ex calciatore del Milan poteva vantare sul suo curriculum anche un’esperienza da CT della nazionale italiana. In realtà anche qui molta sfortuna ed un’eliminazione ai rigori contro l’imbattibile Spagna. Tanti saluti, in previsione del disastroso Lippi-bis. Donadoni però sembra aver trovato a Parma la sua dimensione ideale. Poche pressioni, possibilità di far giocare i suoi con tranquillità. L’ideale per un tecnico bravo, preparato, ma che ha sempre dato l’impressioni di non avere quel carattere giusto che ti può far reggere le pressioni di una piazza come Napoli.

Menzione a parte merita anche Antonio Mirante, napoletano di Sorrento, ma di scuola Juve. La sua avventura lontano dalla Campania comincia nel 2000, quando ancora ragazzino la Juve lo preleva dalle giovanili del Sorrento. Qualche anno di crescita e poi prima prestito al Crotone e poi al Siena in Serie A. L’anno successivo è il 2006/07, primo campionato del post-calciopoli. La Juve, in Serie B, decide di inserirlo in rosa come vice Buffon. Quell’anno collezionerà 7 presenze, le uniche con la maglia bianconera. Dopo infatti verrà mandato per un biennio alla Samp dove, seppur giocando spesso, svolgerà prevalentemente il ruolo di vice Castellazzi. Infine prestito a Parma. qui convince fin da subito, merita la maglia di titolare che, dal 2009, è sempre sua e la stagione successiva viene riscattato definitivamente. Pochi giorni fa la sua frase: “Ci terrei a battere il Napoli”. Detta da un napoletano, cresciuto nella Juve, fa sempre un certo effetto.

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