Dedicare attenzione e tempo a “non notizie” è un errore in cui spesso i giornalisti, in particolar modo quelli sportivi, cadono. Si tratta “solo” di un errore se evitiamo di pensare che scrivere, o rilanciare, interi articoli su presunti problemi personali di un calciatore o verosimili offerte di rinnovo ad un allenatore sia una precisa scelta editoriale.
Nel giornalismo sportivo si fa sempre più fatica a parlare di calcio e, quando si fa, spesso ci si lascia andare a un sensazionalismo che rende difficile distinguere un giornalista da un tifoso.
Faccio una certa fatica a pensare, ad esempio, che a nove giornate dal termine del campionato, con una squadra impegnata nel difficile compito di difendere il secondo posto, non si trovi altro di cui parlare che dei presunti problemi coniugali di Cavani o di una fantomatica offerta di rinnovo contrattuale a Mazzarri (con tanto di cifre e durata) da parte di De Laurentiis. Due “non notizie” diverse ma nella cui diffusione si trova lo stesso effetto o, nel caso peggiore, il medesimo intento. Sull’attaccante uruguaiano si tratta del gossip più becero. Non scendo nei dettagli della questione per buongusto e per due motivi.
Non provo nessun interesse, né pruriginosa curiosità, per questioni simili e perché, da giornalista, credo che il solo parlarne sia offensivo per il mestiere che faccio.
Accampare la scusa dell’interesse alla cosa con il calo di prestazioni di Cavani è infantile quanto grottesco. Cavani non ha segnato per 729 minuti, questa era la notizia, ma volerne ossessivamente trovare le cause nella sua vita privata non è né leale né professionale. Cavani è un uomo e come qualsiasi uomo può risentire di proprie vicende personali. Cavani però è anche un calciatore e come tale andrebbe giudicato.
Un periodo di astinenza forzata dal goal è una condizione normale nel corso di un campionato, anche se l’attaccante in questione è Cavani. Il suo segnare a ripetizione e con costanza era un’eccezione non la regola.
Andare a “rovistare” nella vita privata di un calciatore che in allenamento e durante le gare dà sempre il massimo, facendo tutto quello che gli si chiede e anche di più, è davvero riprovevole.
Si sperticano le mani a ogni sua prodezza e sfoderano le penne più belle per esaltarne la generosità quando va a rincorrere l’attaccante avversario fin nell’area di rigore. Un esempio, dicono, per ogni giovane calciatore.
Mi chiedo quale esempio credono di dare loro ai giovani giornalisti quando poi, alle prime difficoltà, cedono al cattivo gusto e riempiono le pagine delle loro testate con illazioni, frasi sibilline e fatti che con il calcio ed il giornalismo non hanno nulla a che fare.
Mi auguro per il Napoli e i suoi tifosi che l’esultanza rabbiosa di Cavani di domenica scorsa (dopo l’ennesima doppietta, 29esimo goal stagionale su 35 presenze, nda) non fosse un saluto. In quel caso un briciolo di responsabilità inevitabilmente sarebbe da riscontrare in questa triste vicenda.
Un caso esemplare di “non notizia” è invece quella riguardante la presunta offerta di rinnovo di De Laurentiis a Mazzarri. Una non notizia perché, seppure fosse vera, non sposterebbe di un centimetro la questione.
È risaputo che Mazzarri è la prima scelta del presidente del Napoli, come non è più un mistero che l’allenatore toscano ha scelto di aspettare la fine del campionato per fare le sue valutazioni. Si guarderà intorno e vaglierà nuove possibili avventure. Che Milano e Roma siano le mete più ambite dall’allenatore è il classico “segreto di Pulcinella”.
Le domande da porsi sono: a chi giova tutto questo trambusto? Come mai se ne parla tanto ora? Come mai non tutti si sono chiesti se fosse giusto affrontare un mercato e un’intera stagione con un allenatore in scadenza di contratto che aveva già mostrato i suoi dubbi sulla propria permanenza a Napoli?
Difficile (ma non impossibile…) dire a chi giova che si faccia tanto clamore su tali questioni ma è molto più semplice affermare, senza paura d’essere smentito, che tutte queste voci danneggiano il Napoli; la società, i calciatori ed i tifosi.
Per sottolineare la non casualità di queste polemiche create ad arte basta consultare i due articoli scritti da me un anno fa (clicca qui per leggere quello del 12 Maggio 2012 e qui per quello del 24 Aprile. Lascio a voi giudicare se ci siano o meno “strane coincidenze”.
Leggendo i precedenti articoli è possibile farsi un’idea anche sulla “puntualità” di certi “scoop”. Sono queste le pressioni che nel nostro campionato deve subire una squadra che lotta per le prime posizioni pur non facendo parte dell’eletto club di formazioni abituate ad occuparle, per storia, palmares e, a volte, persino prescindendo dai meriti sul campo.
Circa l’ultima domanda, la mia speranza è che con la squadra possa crescere tutto l’ambiente e che la stampa torni a occuparsi di ciò che appassiona i tifosi: il calcio giocato. Fare dei mezzi di comunicazione lo strumento per critiche costruttive è il modo migliore per far sì che non si commettano gli errori passati e che la squadra possa esprimere al meglio il proprio valore.
Pompilio Salerno
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