La sua notte. Sì, in tanti, compagni compresi, Mazzarri in testa, sperano vivamente che Napoli-Juve possa essere la partita di Goran Pandev. Il re macedone, l’uomo degli scudetti e delle coppe, l’esperienza e la classe, la fantasia e il genio sregolato e sopraffino al potere. Un potere che, da agosto, il mancino dell’Est ha imposto soltanto a tratti, condizionato innanzitutto da un problema a una caviglia. Sprazzi e lampi di classe pura equivalsi a notevoli, innegabili salti di qualità della squadra intera: con lui, con lui al meglio e ispirato, la musica diventa sinfonia e l’attacco micidiale. E dire altrimenti, dire che finora sia stato regolarmente all’altezza della sua classe, equivarrebbe a fargli un torto. Non è stato sempre così, certo, ma notti come quella del San Paolo, con la Juve, possono cambiare la vita in un attimo. In un clic. Un colpo di genio e via. Le chiavi sono nelle sue mani, nelle mani di Pandev: consegnate da Mazzarri e dai compagni. Non resta che aprire la porta.
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