Raccontano: i soldi non sono tutto nella vita. E però aiutano a vivere meglio e, in questo caso, pure a capire (chiaramente meglio) a che tipo di partita ci si avvicina, qual è il target d’un match che conduce quasi dritto in Champions League: è Milan-Napoli e in quel caveau che è san Siro ci sono gioielli sparsi qua e là e valori – intesi come capitali – da lasciare senza fiato. La sfida all’ultimo cheque esprime, a modo suo, la consistenza dell’uno e degli altri, costituisce la sintesi dei due progetti e sottolinea, una volta di più, la bontà di certe scelte, le politiche (una volta differenti ora, dopo la conversione rossonera sulla scelta di calciatori giovani e sul taglio del monte-ingaggi, assai affini). Il derby per il secondo posto, quell’ora e mezza nella quale c’è in palio (e questo è fuori discussione) il secondo posto, lo si può giocare in vari modi, anche divagando un po’, oppure radiografando i presumibili titolari attraverso la propria busta paga e gli indici d’un mercato più o meno verosimile. Carta canta e si scopre, per esempio, che domenica sera le luci di san Siro lasceranno brillare – al fischio d’inizio – trecento milioni d’euro (arrotondamento per eccesso), ciò che traspare sommando tutte le voci d’una partitissima che è un brillante da ventidue carati (esclusi quelli che stanno in panchina, allenatore compresi). E’ l’oro di Milan-Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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