Non è stata un’occasione fallita: il Napoli avrebbe meritato di vincere in casa della Fiorentina e di restare a tre punti dalla Juve, che ha invece allungato a +5 dopo il successo sull’Udinese nell’anticipo. Neto, il giovanissimo portiere brasiliano preferito da Montella all’ex nazionale Viviano, ha negato il gol della vittoria a Pandev quando alla fine mancavano sette minuti.
Il Napoli si era complicato la vita con un errore del suo portiere, De Sanctis, che aveva incassato il gol di Roncaglia da centrocampo. Ma ha ristabilito subito la parità con Cavani, al centesimo gol in serie A. Montella è un bravo allenatore, però la rete dell’1-1 è stata la fotocopia di quella segnata da Hamsik nella partita d’andata al San Paolo: punizione dalla sinistra e colpo di testa a centro area. Gli avversari andrebbero approfonditamente studiati, specialmente sui calci piazzati.
Mazzarri ha spaventato la Fiorentina a metà della ripresa: quando s’è infortunato Gamberini, è subentrato Insigne ed è aumentata la forza d’urto del Napoli, fino a quell’occasione costruita da Britos (suo il cross) e per poco non finalizzata da Pandev. La prova degli azzurri, accompagnati da cinquemila tifosi e dal capitano Cannavaro, riabilitato con il compagno Grava dalla sentenza della Corte federale, è stata vigorosa e rappresenta una conferma della qualità della squadra, dello spessore di un gruppo che può giocarsela per lo scudetto, anche perché nella prima partita di marzo la Juve verrà al San Paolo.
Cavani è sempre più leader nella classifica cannonieri: 17 gol, tre in più di Di Natale ed El Shaarawy. Ma dietro a questo straordinario campione – prodigio di tecnica, corsa e altruismo, da “tutelare” almeno finché non arriverà l’irrinunciabile offerta di un magnate – ci sono uomini consapevoli della loro forza. Errore di De Sanctis a parte, la difesa è stata solidissima. Bravo Britos, ma va sottolineato il contributo di Campagnaro: andrà via fine a fine stagione, lo ha confermato De Laurentiis, tuttavia si batte come un leone.
Come auspicato dal «Mattino», giovedì scorso i giudici della Corte federale hanno anticipato i tempi della riforma della giustizia sportiva e hanno restituito al Napoli due punti e due difensori. A convincerli c’è stato anche il capillare lavoro dei magistrati della Procura napoletana, che sul «caso Gianello» hanno indagato per un anno non trovando nulla di rilevante: chiacchiere, soltanto chiacchiere, e per le chiacchiere non si può condannare una società sana. A proposito della riforma della giustizia, suggeriamo di adoperare il pugno duro per cori offensivi nei confronti della città di Napoli. Se ne sono ascoltati ieri allo stadio di Firenze e perfino sabato a Torino durante Juve-Udinese: il rispetto verso un popolo è pari a quello verso un calciatore di colore.
Il Napoli ha fatto una scelta di campo in Lega. De Laurentiis è stato rieletto nel consiglio della Confindustria del pallone che ha perso pezzi importanti perché Juve, Inter, Roma e Fiorentina non hanno appoggiato la riconferma di Beretta alla presidenza. In questo clima – volano già gli stracci, come confermano le offese di Pulvirenti, presidente del Catania e neo consigliere federale, ad Agnelli, presidente della Juve – si dovrebbero attuare riforme e piani finanziari. Nel 2015 scadranno i contratti televisivi che danno ossigeno al calcio e il decreto sulla privatizzazione degli stadi non è stato approvato prima dello scioglimento delle Camere.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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