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Napoli-Milan, all’ultima cresta

Lo slovacco ha già segnato 4 gol, mentre El Sharaawy è a quota otto insieme a Cavani

Giovani capelli al vento, come canta Luca Carboni. Giovani vincenti, cresta alta e corpi disegnati con inchiostri colorati. Vezzosi, modaioli, eccentrici e talentuosi. I capofila? Marek Hamsik e Stephan El Shaarawy, quelli che in testa hanno vere e proprie sculture gelatinate e nei piedi i colpi dei campioni. Ruoli diversi, incidenza identica: fondamentali. Lo slovacco per i meccanismi del Napoli e il faraone d’Italia per quelli del Milan. Walter Mazzarri e Massimiliano Allegri non possono fare a meno di loro: per il gioco e per i gol. Sono 4 quelli di Hamsik (senza considerare l’autogol conteso a Borja Valero); 8 quelli di El Shaarawy. Cresta molto alta. C’è poco da fare. Una sfida nella sfida: uno dei due, sabato al San Paolo, dovrà abbassarla.

IL PERNO – E allora, testa a testa. E’ proprio il caso di dirlo. Uno scontro decisivo, quello tra i giovani più in vista delle due squadre. Due talenti veri, puri, così uguali ma così diversi: identica è l’importanza di entrambi, nell’economia delle due squadre, sebbene differenti siano le rispettive caratteristiche. Hamsik, si sa, è il perno del gioco del Napoli: l’uomo intorno a cui ruota la vita della squadra. Un centrocampista che galleggia sulla trequarti, bravo a difendere, a dettare il passaggio e addirittura letale nell’inserimento in zona-gol. Veloce, solido, intelligente e tecnico: un giocatore piuttosto unico nel suo genere, che in questa stagione è anche riuscito a trovare una continuità di rendimento mai stata costante, finora. Fa male, Marek. Molto male. E nell’unica occasione in cui fu sacrificato alle esigenze difensive – con la Juve, in marcatura stretta su Pirlo -, il Napoli perse partita e cresta.

 

LA CRESCITA – Un’evoluzione spaventosa, quella di Hamsik. Anche e soprattutto grazie all’idea messa in pratica da Mazzarri dopo la sconfitta con la Juve, ancora la Juve, a Pechino, in Supercoppa: trequartista alle spalle delle punte, come era già stato schierato nella stagione precedente con Lavezzi e Cavani. La differenza sostanziale, però, sta proprio nella crescita individuale: Marek è ormai un uomo squadra. Pause? Pochissime. Si contano, relativamente alle partite disputate finora. Una manna, in questo preciso momento storico: è proprio ora che si cominciano a delineare le gerarchie del campionato. E’ proprio sabato che andrà in scena un altro esame di maturità.

LO SFIDANTE – In quest’ottica, interessante a dire poco è la sfida con El Shaarawy: insieme con Insigne, il ventenne attaccante della Nazionale, di origini egiziane, è di certo il prodotto più fulgido della nuova generazione della Serie A. Ultra responsabilizzato anche lui, dopo la cessione di Ibrahimovic, e finora il vero salva-Milan: i suoi 8 gol in campionato sono tuttora l’ancora della squadra e di Allegri. Una cresta che ha fatto male, come quella di Hamsik: un’acconciatura eccentrica, certo, ma ormai un segno distintivo che della partita di sabato sarà anche la copertina.

I TATUATI – Non soltanto i maniaci dei capelli, però. Napoli-Milan è anche una gara di tatuati: Cannavaro, Boateng, Mexes e Insigne i primi uomini in passerella. Tappeti colorati, i rispettivi corpi: dedicati a figli, ricorrenze particolari ed estratti delle rispettive filosofie di vita. A dirla tutta, il Boa e l’ex difensore francese della Roma non scherzano neanche in fatto di acconciature – non si fanno mancare i doppi tagli e le creste, sebbene meno pronunciate – mentre il capitano azzurro ha scelto di rasare tutto. Zac. Con i tattoo, però, sono dei veri e propri maestri: braccia, gambe, petto, collo? Ce n’è per tutti i gusti e di tutte le dimensioni. Anche Insigne, sotto questo aspetto, non ha nulla invidiare ai colleghi più esperti: taglio all’ultima moda e oltre dieci disegni sulla pelle, sono il suo biglietto da visita. Sì, anche questo è Napoli-Milan. Spettacolo.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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