NAPOLI – Il giro d’Italia in dodici ore: perché bisogna viaggiare e correre e agitarsi e muoversi e scrivere e ripartire e poi chiuderla. Qui Napoli, a voi Verona, però transitando per Milano, dove il mercato ha coordinate ormai precise e una tratta annunciata dagli spifferi, poi ha trattative che danzano su un sì ormai soltanto da ufficializzare con un cinguettio; ed ha aerei che partono e calciatori che atterrano in quella Castelvolturno che li attende con le porte spalancate, perché cosa sarà mai dire sì. Il mercato è, per ora, Jorge Luiz Frello Filho (21 appena compiuti), in arte Jorginho, un talento e un regista assai moderno, l’epicentro d’un universo dipinto d’azzurro e ormai consegnatogli ufficiosamente: cinque milioni subito, per una comproprietà senz’alcun obbligo di riscatto, un quinquennale rifatto e lusinghiero e una nuova avventura da iniziare possibilmente in fretta, perché ne hanno tutti una voglia matta che ciò succeda.
ECCOLO – Mica scivolano via nella noia, le giornate del gennaio mercatale: le tredici, gate A4 di Capodichino, Riccardo Bigon ha un telefono in una mano (e all’orecchio) e la valigia nell’altra, con l’orizzonte che si riempie di regia moderna, dell’interpretazione d’un ruolo che viene definita all’avanguardia: il Mellia hotel di Milano è l’inevitabile crocevia d’un romanzone calcistico divorato tutto d’un fiato e quando le ombre della sera s’allungano, Jorginho è teoricamente in viaggio verso quel Napoli che l’ha cercato e in una settimana l’ha trascinato a sé. I dettagli, ah già: val la pena di usare la cautela, memori del caso-Gonalons, ma stavolta è improbabile perdersi o addirittura ripensarci, perché Napoli e Verona hanno sistemato qualsiasi (apparentemente irrilevante) particolare e aspettano soltanto che il manager del brasiliano rientri con la documentazione autografata.
BLITZ – E uno, ma partendo dall’alto, da quello che, ricevuto il rifiuto clamoroso del Lione per Gonalons, è divenuto il principale riferimento d’una campagna acquisti che prevede altro ancora: Jorginho è la certezza espressa in una serie di prestazioni osservate da vicino dagli 007 di Bigon; Jorginho è il centrocampista (o il tuttocampista) che rompe, ma soprattutto costruisce che certo sì ha più propensione a correre in avanti, dunque tendenza offensiva, ma che comunque sa anche assecondare le esigenze difensive e comunque sa palleggiare. Jorginho è del Napoli, ma è soltanto l’innesto immediato che va consegnato a Benitez per riuscire a dominare l’emergenza, per affrontarla almeno con una «terzina» di potenziali titolari, non essendoci Behrami per un po’ e avendo Radosevic la necessità di crescere.
FUMATA AZZURRA – Perché poi dire sì è un istante, una frazione di secondo, un attimo fuggente da cogliere al volo: è un desiderio, che Jorginho non vuole negarsi e che si concederà, preso atto di ciò che bisogna sapere (pure dei diritti d’immagine), caricate nel borsone le proprie scarpette, salutata la compagnia alla quale deve tanto. Però Jorginho deve altrettanto a se stesso, perché il Napoli l’ha seguito per un anno circa – anche in serie B, ovviamente – e poi ha avuto percezione che il ragazzo non abbia sofferto il salto di categoria, anzi ne abbia tratto beneficio, riuscendo a giocare come sa, sulla velocità (di pensiero), sulle geometrie, sul ritmo, su quel che ha chiesto Benitez alla propria squadra in questo semestre scarso.
Fonte: Corriere dello Sport
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