C’è un prima e un dopo con il quale si può valutare la carriera di Kevin Malcuit. È l’anno 2012 quando Michel Estevan allenatore del Étoile Football Club Fréjus Saint-Raphaël – squadra di terza categoria francese – decise di cambiare il ruolo al franco-marocchino spostandolo sulla fascia destra dopo aver notato le sue doti tecniche ma soprattutto la facilità di corsa. Ma quando sei un attaccante e hai vent’anni, il giorno in cui l’allenatore decide di spostarti di lato è sempre una sconfitta, è un po’ come sentirsi messo da parte: “Ero imbronciato, cosa mi stai dicendo, non vedi che sono un attaccante?”.
Sono i primi segni di ribellione giovanile ad una decisione imposta e non sentita, ma che in realtà farà la sua fortuna.
“Penso che se avesse continuato come attaccante, sarebbe finito in Ligue2. In ogni caso, ora è molto felice, tutto merito di Michel Estevan” ha detto il fratello maggiore Samir, anche lui calciatore, ma che con la testardaggine di voler rimanere attaccante non ha mai visto decollare la carriera tra il Marocco e la Francia.
Ora Kevin ha 27 anni e le luci sulla sua carriera si sono accese tardi rispetto ai compagni di squadra di quando era al Monaco. Colpa anche di Claudio Ranieri, che nel 2012 era l’allenatore della squadra del Principato, che cercava di risalire in fretta in Ligue1 grazie agli investimenti di Dmitri Rybolovlev. Kevin era un giovane che faceva la spola tra la prima squadra e la Primavera.
Con la squadra Under19 vinse la Gambardella Cup nel 2011 e con lui c’erano Nampalys Mendy, Valentin Eysseric e Layvin Kurzawa. Ragazzi che in quegli anni si affacciavano appena al grande calcio, ma che oggi sono giocatori già affermati. Per lui invece la strada verso il successo, o almeno verso la massima serie, è stata più dura e faticosa. L’attacco era il reparto più affollato e per risalire in fretta verso la massima serie serviva esperienza. È a questo punto che Malcuit pensò addirittura di smetterla con il pallone: “Ho chiamato mia madre dicendole che avrei smesso di giocare a calcio”.
Troppo distante questo calcio da quello che Kevin ha iniziato a giocare a due anni nelle piazze di Clichy – comune di Parigi – e poi al Racing Club de France a 14 anni, nello storico club parigino dai quali sono passati anche William Gallas, Louis Saha, i fratelli Cheyrou o Zoumana Camara.
In Ligue1 arriva a 24 anni nel Saint-Etienne e poi nel Lille. Qui trova continuità e tanti assist da consegnare agli attaccanti. Lui che il ruolo lo conosce bene. Studiava: Shevchenko, Ronaldo o Van Nistelrooy, ora invece guarda i filmati di Dani Alves e Marcelo.
La sua carriera ripercorre quella di un altro terzino azzurro, quella di Faouzi Ghoulam. Entrambi terzini, passati per il Saint-Etienne. Entrambi di origini marocchine ma per Kevin, il richiamo della Francia è stato irresistibile. Colpa anche delle circostanze. Hervé Renard lo chiamò nel 2016 per la Coppa D’Africa, ma Kevin non volle perdere l’opportunità di continuare a far bene in campionato, ora che aveva finalmente trovato spazio: “Non volevo lasciare l’allenatore, la squadra, a metà stagione. Tra la squadra della Francia e quella del Marocco, preferisco però la Francia. So che sarà difficile arrivarci, ma ho ricevuto una pre-convocazione, so che l’allenatore mi guarda…”
È una promessa che farà al CT della Francia per conquistarsi, con un po’ di ritardo, definitivamente la maglia Blues. Per farlo dovrà prima convincere Ancelotti e Napoli. Trovando anche a destra la stessa spinta di Ghoulam, da un ex attaccante, che per un capriccio si è ritrovato terzino.
Fonte: Gianlucadimarzio.com
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