La prima volta non si scorda mai e la prima notte è un luccichio di stelle nella quale sarà impossibile disperdersi tra i propri pensieri: si gioca, s’aspetta e sarà tutto terribilmente bello, un’esplosione d’emozione incontenibile da dominare con quel talento che fa impazzire, da dribblare con una finta di corpo, da assaporare con gusto e discrezione. E’ Napoli-Fiorentina ma è una serata d’onore che Lorenzo Insigne vuol concedersi, nell’attesa che magari arrivi pure un sms, una telefonata o un cenno qualsiasi da Prandelli: è un’ora e mezza da gestire in scioltezza, con la maturità che ha incantato Zeman, con la leggerezza che poi ha impressionato pure Mazzarri, spingendolo fuori dal mercato e infilandolo nell’immediata vicinanza dei «titolarissimi» d’una squadra nata per stupire. E’ Napoli-Fiorentina ma è la partita di Lorenzo Insigne, che s’infilerà nel tunnel come in una favola e salendo quelle scale, scorgendo quei quarantamila, ripercorrerà il proprio passato, le stradine di Frattamaggiore e poi gli scaloni di Foggia e Pescara, divorati tutto d’un sorso, diciannove e diciotto reti per riavvicinarsi a casa e provare a sentirsi (un po’) profeta in patria.
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