Il nuovo che avanza è in quella miscela moderna che unisce il calcio al marketing e li sposa (elegantemente) per trascinarli in campo, sull’altare d’un football che non sa essere, non può essere, non vuole essere solo schemi, pressing, zona e 4-2-3-1 ma pure contenere un tocco di fascino: ladies and gentlmen, signore e signori, mentre il pallone scivola in fuorigioco (ma giusto per un po’), ciò ch’emerge da una cappa d’amarezza che riconduce ancora a Bilbao è quella mise accattivante che sfila sul blue carpet indosso a De Guzman, Insigne e Lopez e traccia un altro solco nella moda del Terzo Millennio: il jeans stavolta è ‘na maglietta – la seconda ufficiale – che sfida la scaramanzia e pure la malinconia chiamandosi «the athletic style» e si prepara a debuttare subito, negli store da oggi e in partita da domenica, perché le leggi del mercato vanno in forcing e bisogna sfilare sotto gli occhi magici delle telecamere e dei sei milioni di tifosi sparsi nel mondo.
BIG BEN. Ha detto: go. E allora il nuovo che avanza è in quella casacca sciccosa, il colletto azzurro in principe di Galles, le cuciture come se fosse un pantalone, i numeri bianchi per risaltare sul fondo blu e Alessandro Formisano, head of operation, che la introduce dandole la precedenza su Lopez, come si fa con una star. Ma sono le ragioni del marketing e talvolta anche quelle del cuore: «Perché i collezionisti che tifano Napoli apprezzeranno».
LA PRIMA VOLTA. Di David Lopez è dunque in una sfilata, per osservare il nuovo universo non solo cromaticamente, per coglierne gli umori mediatici e ritrovarsi sommerso di microfoni che poi danzano ovunque, anche alla ricerca di una provocazione legittima per verificare stavolta la capacità di dribblare di Lorenzino Insigne, che salta il birillo velenoso del quesito sulla comodità di quella maglia che per lui è una seconda pelle: « Io ci sto comodo, ci sto bene, ci sto sempre bene. E devo dire che mi piace anche».
PROSSIMO STADIO. Il futuro è dunque adesso, in una «convention» in cui il calcio spazio e diventa un affare a tutto campo, a stadio aperto, e coinvolge il San Paolo, il tormento esistenziale (eh sì) d’una città che a Bilbao non solo ci ha rimesso la Champions ma ha toccato con mano, attraverso i suoi mille ambasciatori di giornata, la laboriosità d’una Nazione, incapace di perdersi nei vincoli burocratici e abilissima nel concedersi un« Catedral» da mille e una notte: «La convenzione verrà prorogata ma viene richiesto uno studio di fattibilità entro il 31, per un restyling del San Paolo. Va fissato un tavolo tecnico per capire cosa fare e il testo l’abbiamo ricevuto non molti giorni fa».
LA GAFFE. Jeans & Lopez, è un mix stordente, ma pure la faccia di una stessa medaglia che il Napoli espone per «cambiare», per incidere sul merchandising ulteriormente e per infilare muscoli e centimetri in una squadra che pensa al Chievo, che va di fretta, che ha da cancellare Bilbao, il San Mamés e quella vena di tristezza ch’è diventata poi il tarlo inestirpabile (dalla memoria) sul quale scivola Edoardo De Laurentiis, nel pieno delle proprie funzioni vicepresidenziali, lasciando che si ingarbuglino le parole. «Lopez è un bravo ragazzo, scelto da noi. Dei tifosi, ce ne possiamo fregare oppure no, perché poi alla fine conquisteremo con i risultati ». Il vecchio metodo per avanzare: vincere, vincere…
Fonte: Corriere dello Sport
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