Che il turn over dovesse diventare consuetudine, il Napoli lo aveva deciso qualche mese prima di fiondarsi sul calcio mercato. Appena avuta la certezza della qualificazione in Europa League (e non in Champions), De Laurentiis, Mazzarri e Bigon provvidero a definire la nuova strategia del club: tutti gli sforzi mirati sul campionato, nel tentativo di ritornare nella massima competizione continentale, mentre in Europa League ci sarebbe stata una massiccia rotazione. Anche perchè la formula prevista dall’Uefa che prevede il recupero di otto formazioni della Champions (le terze classificate di ogni girone) non è mai stata gradita dal presidente. «Mi spiegate perchè bisogna affrontare formazioni che scendono dalla Champions dopo la prima fase? Che senso ha?» , si chiedeva (e si chiede ancora) De Laurentiis. Si decise così di aumentare il tasso tecnico dei ricambi; di provare a dotarsi di due pedine, più o meno con le stesse caratteristiche, per ogni ruolo. L’orientamento fu quello di allestire, a grandi linee, due formazioni che potessero ben figurare su un fronte e sull’altro. Disegno, peraltro, giustificato da un sorteggio non proprio proibitivo.
I GIOVANI – Ma la filosofia del club è stata sempre quella di investire sui giovani e formarli in casa, magari non in piena sintonia con l’allenatore. E l’Europa League è stata vista fin dal primo momento come una palestra dove poter far fare esperienza ai vari Rosati, Fernandez e Vargas (poco spazio in campionato), Insigne (rientrato dal Pescara), El Kaddouri (preso dal Brescia), Uvini (preso dal San Paolo); oppure un palcoscenico dove poter vedere all’opera Donadel (reduce da un lungo infortunio), Mesto (rilevato dal Genoa per fare da alter ego a Maggio), lo stesso Dossena (scavalcato da Zuniga in campionato), Gamberini (l’unico ad essersi imposto anche per la prima squadra). In teoria, sarebbe dovuto essere un turn over proficuo per la crescita dei giovani nonchè vantaggioso per la prima squadra i cui componenti avrebbero avuto modo di riposare. In pratica, ha prodotto finora la vittoria sui modesti svedesi dell’Aik Solna e la mortificazione di Eindhoven. Con il rischio ora che alcuni di quei giovani possano perdere autostima e che il capitombolo in Olanda possa ripercuotersi anche sulla prima squadra.
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