Campionato o Champions? Fare turn over o schierare sempre i “titolarissimi”? In attesa che la rosa del Napoli e l’ambiente che lo circonda si adeguino alla nuova dimensione europea degli azzurri, pare che questi quesiti senza risposta debbano occupare, senza soluzione di continuità, gli organi d’informazione. Le principale difficoltà nella gestione del doppio impegno penso nascano, con tutta evidenza, nella gestione di un calendario d’impegni, per club e nazionali, che tiene conto più degl’interessi delle tv che dell’esigenze della maggioranza dei club che partecipano alle competizioni internazionali, creando due diverse disparità tra questi club e quelli che non hanno impegni europei e tra i primi e le squadre più ricche che possono permettersi 22 giocatori di primo livello. Gli affanni del Napoli nel gestire cicli di partite così intense e ravvicinate si sono palesati in maniera catastrofica nel secondo tempo della partita di martedì con la Juventus. Il calo fisico generale dei giocatori azzurri ha finito per vanificare lo splendido primo tempo nel quale il Napoli ha annichilito i piemontesi. Rimane la speranza che la società operi con oculatezza nella finestra di mercato di gennaio per adeguare la rosa e offrire a Mazzarri la possibilità di ruotare più giocatori senza incidere sul livello medio degli undici in campo. In attesa di gennaio, il Napoli deve raccogliere tutte le energie fisiche e nervose per non perdere ulteriori punti dalle prime posizioni in campionato e provare a raggiungere la storica qualificazione agli ottavi di Champions League. La prima partita di questo mini ciclo che da domani al 21 dicembre vedrà i partenopei impegnati tre volte in casa (Lecce, Roma e Genoa) e due volte in trasferta (Novara, e Villareal) è quella che non si può sbagliare. L’impegno casalingo con il disastrato Lecce di Di Francesco deve necessariamente portare i tre punti al Napoli, così da potersi concentrare lontano da critiche la fondamentale trasferta in terra spagnola. Il buon esito di questo ciclo di partite, e i conseguenti scenari di mercato e di campo che si aprirebbero, potrebbe segnare in chiave positiva il futuro prossimo della società di De Laurentis. Nuovi scenari di una dimensione che, però, è già appartenuta al Napoli. Nell’epoca d’oro di Maradona, pur con un numero d’impegni leggermente ridotto, il Napoli ha già saputo affrontare il doppio impegno campionato/coppa europea senza pregiudicare nessuno dei due. Per la nostra rubrica “Amarcord” scelgo di ricordare con voi proprio il Napoli-Lecce della stagione 1988/89, quella della conquista della Coppa UEFA e del secondo posto in campionato. Gli azzurri, guidati allora da Ottavio Bianchi, riuscirono ad affrontare vittoriosamente le undici partite europee che portarono alla conquista di quello che, ad oggi, rimane l’unico trofeo internazionale del Napoli senza compromettere il proprio campionato. Maradona e soci si classificarono secondi, alle spalle dell’Inter dei record di Trapattoni. Il bomber azzurro Careca si classificò secondo nella classifica cannonieri con 19 reti (come Van Basten), alle spalle dell’attaccante dell’Inter Serena con 22. A Lavezzi e Cavani il difficile, ma non impossibile, compito di fare meglio e di riscrivere la storia del Napoli.
Pompilio Salerno
Il 26 febbraio 1989 gli azzurri ospitarono il Lecce di Mazzone per la diciannovesima giornata. Il risultato fu un roboante 4 a 0 a favore di Maradona e compagni. I marcatori azzurri furono Carnevale, con una doppietta, De Napoli e Alemao. Clicca qui per vedere il video-racconto di quella partita:
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