Hamsik in panchina è la logica conseguenza di quello che succede in casa Napoli. Pandev lo sostituisce facendo l’attaccante vero e diventando subito più funzionale alla causa azzurra. Il macedone si mette dietro ad Higuain ma attacca spesso la profondità incrociando il senso di marcia del compagno. Basta poco per capirlo. Al 12’ Higuain gioca di sponda a metà campo per Insigne, palla dentro subito per Pandev, già avanzato. L’ex interista controlla per dare tempo al Pepita di arrivare da dietro, servito con un passaggio filtrante: Cana stende Higuain e viene ammonito.
Una combinazione ripetuta da due attaccanti veri, veloci di pensiero e di piede, abili nello stretto e con le malizie del mestiere. Higuain detta il tempo, Pandev si regola di conseguenza, potremmo dire che il secondo è sempre adiacente al primo, mai sovrapposto, quello che invece accade sistematicamente quando lo spagnolo gioca con Hamsik.
La tripletta di Higuain non è quindi casuale, anche se la lentezza della linea difensiva della Lazio ha senz’altro aiutato gli attaccanti azzurri. Bene ha fatto Benitez a dare fiducia dal primo minuto anche a Mertens in grado di seminare il panico ad ogni accelerazione. Konko e Radu, più bravi a spingere che a contrare, escono ridicolizzati dal doppio confronto col belga e con Insigne, anch’egli convincente quando dopo il primo spunto cerca la rifinitura, molto meno quando persegue egoisticamente e inopportunamente la via del gol.
Mertens ha il merito di trovare prima un eurogol che rimette il Napoli in carreggiata e poi il rigore che permette il sorpasso e determina l’espulsione di Cana. Anche in questo caso determinante la sponda (in leggero offside) di Higuain, sull’1-2 richiesto dal bip-bip belga.
Ma la mossa devastante è quella di Reja che decide, a mezz’ora dalla fine, di togliere Anderson e rialzare nuovamente la catena di sinistra Radu-Lulic. Infatti una volta in dieci il tecnico laziale aveva piazzato Radu al centro della difesa e spostato Lulic basso a sinistra. Con l’ingresso di Novaretti l’intenzione di Reja è di rimettere i due titolari nei loro ruoli naturali sperando di trovare la spinta necessaria per raddrizzare una partita in salita.
Ma la mossa si rivela un boomerang. Appena entrato il lungo stopper sbaglia il tempo dell’anticipo su Higuain che non lo perdona. L’argentino prende meglio posizione sulla palla spiovente alzata da Insigne. Sulla spizzata la differenza è tutta nella malizia di spostare leggermente l’avversario facendogli perdere equilibrio e orientamento e nella reattività nel girarsi già direzionato verso la porta senza perdere mai il contatto visivo con la palla. Controllo in corsa e tiro incrociato portano in Napoli sul 3-1. La scena si ripete in pieno recupero. Ancora duello aereo tra i due, ancora Higuain, troppo più scaltro del difensore nell’appropriarsi di forza della palla. Due passi e colpo sotto sull’uscita di Berisha. La tripletta personale chiude così una sfida che, incredibilmente, al 94’ era ancora aperta. Si perché al di là delle prodezze di Mertens ed Higuain e dei movimenti di Pandev, il Napoli come al solito aveva concesso molto ad un avversario abbastanza fragile e zeppo di seconde linee per le tante assenze di rilievo. Ciò nonostante Reja aveva messo in campo un 4-5-1 molto dinamico per beneficiare della superiorità numerica in mezzo al campo. Ledesma in cabina di regia ha così goduto sempre di grande libertà e gli interni Onazi e Lulic hanno stantuffato avanti e indietro senza soluzione di continuità (non a caso entrambi in gol) sfruttando l’ “1 contro 1” con Britos e Albiol, uno dei punti deboli del Napoli. Per fortuna del Napoli e di Benitez Mertens e Higuain erano in giornata di grazia.
Fonte: Il Mattino.
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