Nemmeno il tempo di analizzare cosa non ha funzionato contro il Catania, che Mazzarri già deve pensare a come preparare una sfida importante come quella contro la Lazio, una pretendente per i posti d’alta classifica proprio come il Napoli. Gli impegni ravvicinati sono l’ostacolo più difficile da gestire in questo periodo, ma è condizione comune a tutte le squadre di vertice.
In questi frangenti il dilemma è sempre lo stesso: turnover sì o turnover no? Indispensabile, certo, ma allo stesso tempo non offre garanzia di efficacia. Catania è la prova: undici giocatori riposati correvano come se uscissero da una settimana di lavori forzati. D’altronde si è ad inizio stagione e non si può certo parlare di vera e propria stanchezza, di fronte ad atleti completi come i calciatori moderni. Il vero problema è la mancanza di tempo: per gli allenamenti, per provare gli schemi, per preparare al meglio un incontro. Mazzarri, da parte sua, una discreta dose di automatismi l’ha già impressa nella memoria calcistica dei suoi, che fino ad una settimana fa sapevano giocare quasi ad occhi chiusi. Giusto quindi insistere su una formazione consolidata, con qualche cambio dettato dalla gestione delle energie e dalle esigenze tattiche. Il resto è lavoro psicologico, come lo stesso mister ha sottolineato: bisogna convincere i giocatori a dare sempre il cento per cento. Ma la sfida contro la Lazio lo impone.
Le esigenze tattiche, come avevamo già osservato prima e dopo la partita del “Massimino” (per rileggere, cliccare rispettivamente qui e qui), prescrivono la necessità di non trascurare il potenziale d’interdizione a centrocampo. Dzemaili è in forma e merita spazio, ma non si può rinunciare a Behrami, la cui assenza non ha generato conseguenze, domenica scorsa, solo per la sfortuna di Gomez (che oltre a trovare il palo, ha trovato un grande De Sanctis). Se allora serve un po’ di turnover, ecco che Mazzarri sceglie appunto Behrami, forse solo per far “riposare” Dzemaili, o forse proprio per opporre un po’ di filtro al centrocampo laziale, assolutamente temibile. Lo stesso Inler potrà giovare certamente di un sussidio in fase di contenimento, perché da solo davvero non può farcela.
Oltre all’innesto di Behrami, sarà impiegato anche Gamberini per concedere ad Aronica un attimo di tregua. Il resto sarà l’undici che può considerarsi titolare. Così come quello della Lazio, che può contare anche sul rientro di Konko:
Come spesso accade nella Serie A degli ultimi tempi, il confronto sarà principalmente al centrocampo. Quasi tutte le squadre di prima fascia in Italia oggi giocano con cinque centrocampisti. Le milanesi non lo fanno, e – non solo per questo – arrancano. Senza spersonalizzarsi, bisogna adattarsi ai trend, come ha fatto anche Mazzarri quest’anno, capitalizzando persino un po’ in ritardo le esperienze della scorsa stagione, quando già era evidente la necessità di schierare una mediana più solida. Si perde un po’ in spettacolarità, ma non è questa la prerogativa primaria del calcio italiano, da noi contano i risultati. E a questo scopo, sarà meglio non concedere troppo al centrocampo laziale, che di qualità e tecnica di certo non manca, con Hernanes, Mauri e Ledesma. Materiale di lusso, che tuttavia rinuncia proprio a quella componente d’interdizione che invece Behrami può garantire al Napoli, offrendo un assortimento più completo. E allora, senza cercare di ripetere il 4-3 di due stagioni fa, meglio evitare anche di finire imbrigliati come l’anno scorso, quando Reja impose lo 0-0 al “San Paolo”, con la complicità di Marchetti. Si può puntare allo scarto minimo e cercarlo con pazienza, ma va messa da parte la pigrizia che ha regnato a Catania. Per vie centrali la Lazio qualche spazio lo lascia, e se Pandev (ex di lusso) parteciperà alla costruzione dell’azione, si potranno creare pericoli agli ospiti biancocelesti. Dall’altra parte, massima attenzione alle palle alte, tallone d’achille della difesa napoletana: Klose è un cecchino che sa colpire alla prima occasione. Partita aperta, Napoli-Lazio, che va gestita con la massima concentrazione e affrontata con il massimo impegno.
A cura di Lorenzo Licciardi
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