NAPOLI – Ha vinto chi aveva il centravanti. Il vero centravanti. Ha perso chi ne era sprovvisto. Napoli-Lazio 4-2 è in cima al tabellino, dove però sarebbe più giusto metterci i 3 gol di Gonzalo Higuain, alla prima tripletta in Italia contro la Lazio, proprio come accadde a Maradona il 24 febbraio ‘85 e a Cavani il 3 aprile 2011, per poi ripetersi il 26 settembre 2012. Anche per loro la prima vittima da… tripletta in A è stata la Lazio: come compagni di gloria il Pipita non poteva scegliere di meglio.
La differenza sta in buona parte in questo fenomeno di bomber che ha giocato nel ruolo in cui Reja ha dovuto inventarsi Mauri, giocatore di ottima tecnica, buonissima tattica, ma di scarso peso offensivo se deve passare la sua giornata nel cuore della difesa avversaria. Una differenza netta che si è vista non solo per i 3 gol, ma anche per lo sviluppo del gioco. Quando la Lazio ha avuto i suoi momenti migliori (i primi 20′, fino alla splendida rete di Lulic), non ha trovato il riferimento che sarebbe stato prezioso. Al contrario, quando il Napoli soffriva (dopo il 2-1 segnato dal Pipita su rigore al 5′ del secondo tempo), nonostante il vantaggio numerico per l’espulsione di Cana, è stato proprio il suo centravanti a risolvere i problemi segnando il terzo gol (per togliere un po’ di furore alla rabbiosa reazione laziale) e poi il quarto nel recupero per evitare brutte sorprese.
PIU’ DI UNA PARTITA- Aveva cominciato meglio la Lazio, mostrando di non patire troppo l’assenza di 7 titolari. Colpiva l’assetto solido preparato da Reja, con Mauri che faceva la punta centrale ribaltando i movimenti consueti: quando la Lazio era in possesso di palla, arretrava per diventare trequartista e lanciare Candreva e Felipe Anderson sugli esterni (e favorire i loro tagli), quando perdeva palla restava punta centrale per bloccare Albiol e Britos. Il gol di Lulic, che ha girato intorno ad Albiol come una trottola (eppure è grande e grosso), ha chiuso il momento migliore della Lazio che si è abbassata di colpo, non certo per l’effetto della pressione del Napoli che attaccava, è vero, ma con ritmi modesti e con leggera intensità. Forse ha pensato di non farcela per i troppi assenti, forse è stato un calo di personalità, sta di fatto che sullo 0-1 è iniziata un’altra partita, nella quale è affiorata, anzi, esplosa, la differenza tecnica fra le due squadre. La differenza di Mertens e di Gonzalo Higuain.
I COLPI DI MERTENS – Sul finale del primo tempo, è stato il belga a riprendere il pareggio con una sventola da 25 metri che ha concluso la sua corsa quasi sotto la traversa. A inizio ripresa è stato ancora lui, il piccolo Mertens, a intrufolarsi in area laziale dopo uno scambio con Higuain per farsi buttare giù da Cana: rigore, secondo giallo per il difensore albanese, Lazio in 10 e Napoli sul 2-1 con la rete di Higuain. Il quale, va detto, quando ha restituito la palla a Mertens era leggermente in fuorigioco. Reja ha fatto arretrare Lulic in difesa, come terzino sinistro ed è rimasto col 4-4-1. Poi ha tolto Mauri per Postiga (giusto) e infine ha preso una decisione che ha colto tutti di sorpresa: Novaretti per Felipe Anderson. E’ vero che Felipe nel secondo tempo era scomparso e che l’intenzione era quella di riportare Lulic più avanti, ma Novaretti nelle occasioni dei due gol su azione di Higuain si è fatto infilare con troppa facilità: non poteva essere in nessun modo l’avversario ideale del bomber argentino. Meglio puntare subito su Cavanda, visto che c’era un risultato da riprendere. A difesa di Reja va aggiunto che Lulic, 10 minuti dopo, ha chiesto il cambio perché non stava bene. Il Pipita ha segnato tre minuti dopo il suo ingresso scherzando intorno alla testa di Novaretti.
FINALE LAZIALE- Sul 3-1 e con un uomo in più sembrava chiusa davvero, ma il Napoli ha sbagliato atteggiamento come aveva fatto la Lazio dopo l’1-0, anche se per ragioni diverse. Ha mollato la presa e ha lasciato che Ledesma spingesse la sua squadra di nuovo dalle parti di Reina. Era la terza fase di una stessa partita. Onazi ha segnato il gol del 3-2 dopo uno scambio con Ledesma e a quel punto, recupero compreso, mancavano 11 minuti. Serviva ancora un colpo del campione e il colpo è arrivato al 48′, con Higuain che ha fregato di nuovo Novaretti. Banti ha fischiato la fine, il Pipita ha preso il pallone sotto il braccio e se l’è portato a casa.
Fonte: Corriere dello Sport
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