Napoli, la spinta dei venti gol

Quest'anno l'attacco azzurro ha molte frecce al suo arco

I 20 di «guerra» che soffiano sul campionato, annunciano una sfida all’ultima mossa e in quel Juventus-Napoli che nel suo piccolo concederà uno spicchio di scudetto, un angolino e niente più, la macchina infernale che da due mesi è oleata al punto giusto garantisce emozioni a tinte forti. Si scrive Napoli, si legge multinazionale del gol: perché segnano uruguaiani (e ci mancherebbe!) e macedoni, slovacchi e svizzeri, ma anche italiani e poi cileni, in una Babele che vale il primo posto in classifica al fianco, a braccetto, della Vecchia Signora, e una porticina aperta (o socchiusa, dipende dai punti di vista) sull’Europa League.

PING PONG – Il primo botta e risposta avviene in diretta, a Pechino, nella finale di Supercoppa avvelenata nel finale: finisce quattro a due ai supplementari, con la Juventus che fa festa ed il napoli che però può godere della felice vena di Cavani e Pandev, subito in versione bomber, con un contropiede letale e un «cucchiaio» da applausi. E’ gloria effimera però aiuta l’austostima e trasmette segnali al campionato che verrà ma, soprattutto, testimonia l’affiatamento tra due attaccanti che sanno cercarsi e sanno anche trovarsi, uno sguardo e via.
VARIETA’ – La serie A comincia senza il macedone, che al «nido d’uccello» rimedia anche due turni di squalifica ed è costretto a rinunciare al debutto di Palermo e alla prima interna al san Paolo con la Fiorentina, quando si scatena la compagnia: alla «Favorita», apre Hamsik, che poi confeziona un assist di quaranta metri per consentire a Maggio di dare un senso alla propria percussione, e chiude el Matador ; e con la «viola», a Fuorigrotta, un po’ ci pensa Borja Valero e il resto lo fa Dzemaili, con una bordata dal limite area che allarga la cerchia dei cannonieri e rivela a Mazzarri l’esistenza di alternative (e di uomini decisivi) dalla distanza.
BABY GOL – I giovani restano all’ombra dei titolarissimi, però crescono e anche assai bene: Lorenzino Insigne può esultare felice al san Paolo, quando Pandev gli consegna un pallone comodo como che il funambolo di Frattamaggiore sistema in porta e sul primo palo contro il Parma, per il suo primo autografo «ufficiale» che certifica la qualità del talento; ed Eduardo Vargas, mister dodici milioni di euro, invece può scatenarsi nella vetrina di Europa League, contro gli svedesi dell’Aik, quando si trasforma da Cavani e ne fa tre tutte in una volta, cancellando nove mesi di attesa. E’ il loro momento, in un turn-over per protagonisti che si accavallano.
IN BIANCO – Due mesi effettivi e soltanto per due volte è stato consegnato il compito in bianco: è accaduto nel caldo di Catania e ad al «fresco» di Eindhoven, una volta in campionato ed una in Europa League, le undiche circostanze in cui un granellino di sabbia ha inceppato il motore sempre attivo d’una giostra infernale. E però, lo stop & go ha poi prodotto la vittoria in casa della Sampdoria, propiziata da Hamsik (tanto per gradire) e certificata dal dischetto da Cavani; e il successo sull’Udinese, abbattuta nel corso d’un primo tempo (quasi) perfetto, con Hamsik ispirato dal tacco di Cavani e dall’assist di Maggio e con Pandev che danza su se stesso, elude Danilo e poi, pum, di collo pieno e di destro, fulmina Brkic. 20 di pace con se stesso, venti che conducono di slancio allo Juventus Stadium.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
Vesux

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