Vamos: verso l’ignoto. Perché ora che il mercato sta per entrare nel vivo, e il ritiro sta per cominciare, e le scelte sono (quasi) fatte, è difficile riuscire a capire cosa sarà di Reina, del suo carattere estroso e straripante, di quella personalità da lasciar sfogare sul bagnasciuga. «Ho un contratto di altri due anni: vedremo».
Vamos: alla ricerca d’un indirizzo, d’una maglia, d’una squadra e d’una emozione, avendo intuito che Napoli rappresenta (quasi sicuramente) il passato, una cartolina personale che racchiude un’esperienza umana significativa, ma pur sempre una foto che va ingiallendo.
ADIOS. Niente è per sempre, men che meno il calcio, ch’è mutevole, ch’è legato a dettaglio o anche a episodi e che a Swansea, in quella pazza-pazza nottata, scelse Rafael per il Napoli e però lasciò che restasse anche Reina, almeno fino a prova contraria: perché l’idea, originaria, era di procedere con lo stesso sistema, il guru e il giovanotto, lasciando che se la giocassero. Una porta girevole, certo: ma affidata a due personaggi di spessore. «Ma io ho un biennale con il Liverpool» . Le vie dell’inferno son lastricate di buone intenzioni e ciò che il Napoli (ma anche Reina) avrebbe voluto, è divenuto utopia allo stato puro: perché proprio quel contratto – confermato al Mundo Deportivo da Reina – ha rappresentato l’ostacolo insormontabile. Un anno fa, fu prestito: ingaggio diviso a metà e nessun onere. Stavolta, sarebbe stato diverso: clausola rescissoria da cinque milioni di sterline, ingaggio da quattro per due stagioni, una enormità persino per una star dello spessore di Reina, scivolato sempre più in là dal Napoli. «In questo momento sono in vacanze e di me si occupa il mio manager: ho un accordo che scade nel 2016 con il Liverpool ma non ho ancora parlato con l’allenatore per capire quali siano le sue intenzioni».
LO SPIRAGLIO. Guai chiudere (del tutto) la porta: però resta veramente un angolo (buio), un dieci per cento che costituisce una percentuale bassissima per restare. «Con il Barcellona ci sono stati contatti nell’estate scorsa, ma poi io sono andato a Napoli e sono rimasto esclusivamente concentrato sul Napoli. E di quella scelta sono stato felicissimo». Vamos: chissà dove? Però a volte anche un dieci per cento può aiutare per scalare l’impossibile.
C’E’ RAFAEl. Vamos: tocca a Rafael, il ragazzino che nell’estate scorsa giocava nella porta accanto, il talento da coccolare, aspettando che arrivasse il suo momento. Poi la schiena di Reina ha cominciato a scricchiolare, il bambino-prodigio s’è messo la maglia, e infilato i guanti e ha preso a cazzotti il calcio almeno fino a Swansea, quando ne fece talmente tante, parando persino l’aria, che ci rimise un ginocchio. Ma ora che si ricomincia, appuntamento ufficiale per il 17 a Dimaro, tutto vale, ovvio: soprattutto ciò ch’è rimasto del Rafael autorevole, di quel gigante capace di resistere – eccome – alla personalità dirompente di Pepe Reina, afferrata al volo e tenuta forse in dote per sé.
Fonte: Corriere dello Sport
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