Il Napoli è uscito dalla Champions cedendo contro il Chelsea, tornato agli antichi splendori, almeno per una notte. Addio al sogno di arrivare tra le otto regine d’Europa, il vantaggio accumulato nella partita d’andata è stato disintegrato. Mazzarri non ha avuto timore a giocarsela nel primo tempo, però il confronto è apparso via via impari, anche perché la difesa ha mostrato nuovi segni di cedimento. De Sanctis ne ha presi quattro, però almeno tre ne ha evitati. Certo, l’arbitro ha tollerato il gioco duro del Chelsea, ma questo era da mettere in conto. Resta, forte, l’amarezza per questa eliminazione, soprattutto per quei cinquemila tifosi arrivati quassù con ogni mezzo e non tutti con i biglietti buoni. Ma resta, alla fine di questo viaggio europeo, la consapevolezza di aver visto il Napoli giocarsela alla pari contro squadre di altissimo livello internazionale: passi importanti per la crescita della squadra.
Sono venuti meno non solo i difensori, ma anche i tre assi, perché da Lavezzi, Cavani e Hamsik sarebbe stato lecito aspettarsi di più. Il rimpianto è legittimo, però bisogna guardare avanti, ai match per la zona Champions e la finale di coppa Italia. È stata una sfida sofferta e appassionante, com’era nelle previsioni, anche se il Napoli si è presentato a Stamford Bridge forte del 3-1 dell’andata e del supporto di cinquemila tifosi, distribuiti in tutti gli angoli dello stadio. La partenza è stata brillante. Nell’arco di cinque minuti Cech è intervenuto per respingere due tiri di Hamsik e uno di Lavezzi e al 13′ Cavani ha fallito d’un niente il gol che avrebbe forse messo al sicuro la qualificazione: il bel contropiede di Maggio è stato concluso dal Matador con un tiro finito di poco fuori. L’esterno sarebbe dovuto essere una delle chiavi della partita, coprendo su Sturridge e ripartendo. Ma la sua serata è finita subito. La botta presa al piede lo ha condizionato al punto da non riuscire ad intervenire su Ramires che al 29′ ha crossato da sinistra in area, dove Drogba – gigantesco – ha bruciato Aronica e ha sistemato il pallone alle spalle di De Sanctis.
È cominciata così un’altra partita. Più forte la pressione del Chelsea, che ha tentato il raddoppio con un’azione fotocopia (Sturridge di testa di poco fuori) e poi i salvataggi sulla linea di Campagnaro e Cannavaro sui tiri di Sturridge e David Luiz. Ma il raddoppio dei Blues, tutt’altra cosa rispetto a quella squadra fiacca vista al San Paolo il 21 febbraio, era nell’aria e arrivava in apertura di ripresa, al 2′. I Blues guadagnavano un angolo grazie a un difettoso rinvio di Campagnaro, che poi avrebbe completato l’opera facendosi anticipare di testa da Terry. Due gol, due schiaffi a una difesa in grave difficoltà: l’allarme lanciato da Mazzarri dopo la tripletta del cagliaritano Larrivey nell’ultimo turno di campionato era legittimo. Il Napoli tirava fuori l’orgoglio e il destro di Inler. Cross di Dossena, il rinvio imperfetto di Terry e il pallone sul piede del centrocampista. Saliva l’urlo dei cinquemila napoletani perché la squadra aveva riaperto la partita ed era tornata in corsa per i quarti. La sfida si accendeva e De Sanctis era costretto a compiere due prodezze, prima su Ivanovic e poi su Drogba.
Gli uomini di Mazzarri cercavano di lanciarsi negli spazi, ma non andavano oltre un tiro di Zuniga respinto da Cech. C’era, invece, l’occasione per il Chelsea di pareggiare i conti rispetto all’andata: netto il fallo di mani di Dossena sul cross di Ivanovic, l’arbitro fischiava il rigore e il tiratore scelto Lampard non falliva. Una manciata di minuti non era sufficiente per evitare i supplementari. Si allungavano le sofferenze, acuite alla fine del primo quarto d’ora dal gol di Ivanovic sul cross di Drogba in una difesa allo sbando. Mazzarri le tentava tutte, lanciando anche Pandev e Vargas in campo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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