Venghino, signori venghino: e in quel viaggio verso la felicità ritrovata, in quel volo con destinazione Champions, la scia azzurra s’è andata via via ingrossando. Mille, duemila, cinquemila, diecimila, riempiendo i cieli e le strade, i treni e la fantasia con un’onda ormai non più anomala ch’è partita dal Giappone – eh sì – e dalla Svizzera, dal Nord-Est ma ovviamente dal Centro e dal Sud: si scrive Napoli, si legge ormai in tutte le lingue: e quest’esodo di massa che conduce a Bologna, la tappa intermedia per tentare di approdare nell’Europa che conta, è la risposta tangibile d’una parte di quei cinque milioni di tifosi sparsi nel mondo ai quali sono arrivati i messaggi di Cavani e di Lavezzi, di Hamsik e di Mazzarri, prima che Cannavaro, il capitano, chiudesse il tam-tam settimanale con l’ennesima esortazione: «Ci crediamo e siamo convinti che anche i nostri sostenitori ci credano. Li aspettiamo al Dall’Ara, speriamo di poter regalare loro una soddisfazione. Dobbiamo vincere queste due finali, perché poi sarà un’altra volta Champions».
CHE FOLLA – L’epicentro di un’emozione che rivive da otto anni e che da tre stagioni è esplosa a ritmo incessante pure nel Vecchio Continente è quel microcosmo che sa tanto di san Paolo, lo stadio errante che muove verso il “Dall’Ara” con il proprio esercito di fans in arrivo da ogni angolo d’un Paese che scopre Napoli club ovunque, ognuno dei quali attraversato da un virus collettivo, da una ossessione racchiusa in quelle notti magiche vissute con il Manchester City e con il Bayern, con il Villarreal e con il Chelsea e rimaste incollate sulla pelle. Bologna è l’adunata di massa che si ripete ciclicamente, la scossa elettrica rappresentata dal “dodicesimo uomo” che stavolta scende in campo in trasferta, in quel braccio di ferro a distanza con l’Udinese (innanzitutto) che vale l’onore di starsene ancora po’ tra le stelle.
CHE MOMENTO – Diecimila cuori per disegnarsi la personalissima capanna con una vista spaziale su un orizzonte da favola: ma in quel Bologna-Napoli ch’è più di mezzo passaporto per la Champions, in quasi novanta minuti da far paura, l’adrenalina è su quel tappeto verde su cui lasciar scivolare i propri assi, simbolicamente (e non solo) rappresentati da quel Cavani che procede segnando una partita sì e l’altra pure, che da quattro giornate va sistematicamente in gol, che è arrivata ad un’incollatura dal suo primato personale dell’anno scorso e che rappresenta il valore aggiunto di un attacco nel quale Mazzarri conferma Pandev al fianco di Hamsik. E’ Bologna-Napoli, l’ennesima ora e mezza che conduce alla verità, e in una vigilia da condividere assieme, con De Laurentiis rientrato dalla Cina e già al fianco della squadra, la conferma degli attuali titolarissimi è scandita senza timori da quei dieci punti conquistati nell’ultimo poker tra il Novara e il Lecce, tra la Roma e il Palermo: Campagnaro è ancora acciaccato, Fernandez è squalificato e in difesa toccherà a Britos sfidare pure il pathos riservatogli dal ruolo dell’ex, in quello stadio tinteggiato pure d’azzurro; Lavezzi sta tornando, gradualmente, e però rimane accomodato in panchina, in attesa degli eventi d’una domenica che praticamente non concede ulteriori appelli, oltre quelli ripetuti ad oltranza, da Cavani sino a Cannavaro, per trasformare il “Dall’Ara” nel san Paolo con quei diecimila che hanno già risposto: «Stateci vicini» . Il paradiso non può attendere.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.