Entusiasmo e sogni di scudetto, come ai tempi di Maradona e Platini. Oltre la scaramanzia, gli anni Ottanta non sono più soltanto una suggestione. Comanda la Juventus con 19 punti, ma il Napoli, a quota 14, coltiva ambizioni che il distacco non scalfisce: vincendo, darebbe un bel colpo di forbice e per questo avrà motivazioni speciali. La squadra di Conte, imbattuta e carica, sa dal canto suo di essere a uno snodo: brillare al San Paolo, dopo la notte magica con l’Inter, significherebbe certificare il Ritorno. Bagliori di classifica e non solo tradizioni, gloria e non semplicemente nostalgia.
RICOSTRUZIONE – Che le posizioni non luccichino d’oro falso, è testimoniato da organici e rendimenti: qualche black-out azzurro, giustificato dalle energie spese in Champions, ma soprattutto bel gioco e individualità eccellenti; cammino lineare per i bianconeri favoriti dalle settimane vuote: l’umiliazione dello sfratto europeo trasformata in vantaggio. Sorprende, la Juventus: se il Napoli dà infatti continuità all’ultimo campionato d’alto bordo, i bianconeri ripiegano due settimi posti di fila e s’aggrappano a qualità e mentalità nuove. A Torino, per la ricostruzione, era circolato anche il nome di Mazzarri – ovvio, visto l’ottimo lavoro svolto -, ma il progetto, più del contratto, gli ha suggerito di rimanere a Napoli e intanto, scremando le candidature, Agnelli aveva scelto il vecchio capitano.
SCRUPOLOSI – Hanno molti tratti in comune, i due allenatori: innamorati del lavoro, scrupolosi, instancabili. Nel pallone dal caffè mattutino alla buonanotte, tra video, esperimenti, esercizi sfiancanti, didattica. Si sono incrociati una sola volta, finora, e Conte non conserva un buon ricordo: guidava tra mille difficoltà l’Atalanta, perse due a zero in casa e rassegnò le dimissioni. Per gioco del destino, i gol che l’affossarono furono segnati da Quagliarella e Pazienza.
SORTILEGIO – Sono gli unici ex, tra i bianconeri. Il terzo, Amauri, rimane a libro paga, ma è escluso perfino dalla foto ufficiale. Il più atteso era Quagliarella, tifoso azzurro da bambino, ieri idolo e oggi osteggiato perché l’addio è stato vissuto come un affronto. Lui ha altre verità, ma non nutre le polemiche, e comunque, al di là del passato, sperava al San Paolo di ritagliarsi uno spezzone e riallacciare il filo interrotto dieci mesi fa dal crac al ginocchio. Rischia, invece, di rinviare ancora il ritorno, perché giusto ieri s’è procurato una contrattura: quasi che un sortilegio non lo voglia da avversario nel “suo” stadio.
BOLGIA – A proposito: il San Paolo sarà una bolgia. Tutto esaurito ed entusiasmo alle stelle. Sessantamila tifosi per trascinare il Napoli che ha saputo tenere testa al Bayern e non teme la capolista: una spinta che pareggia la maggiore freschezza bianconera, ultimo impegno sabato scorso a San Siro. Ma nemmeno la Juve sarà sola: avvolta dall’azzurro, ci sarà anche la sua gente.
PIZZE – Una sfida antica che recupera prestigio e ha dentro, come scatole cinesi, mille derby: quello sudamericano tra Cavani e Vidal che si rinnoverà tra pochi giorni in Uruguay-Cile, quello svizzero con Inler e Dzemaili opposti a Lichtsteiner, quello tra i portieri azzurri De Sanctis (ex bianconero, come Aronica) e Buffon, persino quello… delle pizze. Perché se è scontato, a Napoli, trovare una Hamsik – caratteristica: il ciuffo – o una Cavani sul menu accanto alla margherita, stupisce venire a conoscenza d’una pizza Bonucci: è tricolore e l’ha inventata un pizzaiolo di Viterbo, però, manco a dirlo, con radici… napoletane.
DIECI – Entusiasmo e sogni di scudetto. Come ai tempi di Maradona e Platini: “dieci” da leggenda, come oggi Del Piero. Anche il tempo del capitano sta per scadere, ma solo alla Juventus: «Cosa farò dopo che scadrà il mio contratto? Ancora il calciatore» confida al Tg1. Dicono stia pensando a lui il Milan, mentre il presidente del Sion si dichiara pubblicamente, ma tutto lascia intendere che il suo futuro sarà in America.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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