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Napoli-Juventus – Un match spettacolare

Bella, rocambolesca, anche «cattiva». Il Napoli ha buttato via tre punti, la Juve ne ha recuperato uno quando tutto sembrava perduto. Un risultato giusto perché il primo tempo della squadra di Mazzarri è stato maiuscolo; il secondo della squadra di Conte è stato superbo tanto è vero che è riuscita prima a dimezzare lo svantaggio e poi, quando Pandev ha provato l’ultimo allungo (ieri ha realizzato la prima doppietta di questa sua nuova esperienza) è riuscita a rimontare addirittura due gol. I bianconeri consolidano il primo posto in classifica uscendo indenni dallo stadio di una concorrente diretta. Dall’altra parte il Napoli non è riuscito a rilanciare le sue azioni. Ma è evidente che la differenza alla fine l’ha fatta soprattutto la condizione fisica. Perché il vistoso calo di Lavezzi e compagni nella secondo tempo è figlio di una stagione stressante, fatta di un impegno ogni tre giorni. La Juventus è più fresca perché deve badare solo al campionato e questa freschezza l’ha fatta valere sul lungo percorso quando le distanze tra i reparti e l’ordine tattico sul versante napoletano sono stati allentati dalla fatica (di grande dispendio i primi quarantacinque minuti). La Juventus ha, comunque, dimostrato di avere le risorse tecniche e mentali per raggiungere quest’anno un obiettivo, lo scudetto, che le manca da tempo. Il Napoli può recriminare per il fatto di aver buttato a mare una grande occasione ma è evidente che i molti errori (individuali e collettivi) che hanno consentito ai bianconeri la rimonta sono figli di una stagione estremamente pesante. In più nella serata più delicata a Mazzarri è venuto a mancare Cavani. Pandev lo ha sostituito nel migliore dei modi, almeno in fase realizzativa ma ha ragione il tecnico napoletano quando sottolinea il grande lavoro che l’uruguaiano svolge in fase di copertura. 

VEEMENTI – Nel primo tempo Conte ha accettato di sfidare Mazzarri sul piano che il tecnico toscano predilige: quello della veemenza, dell’aggressività, del pressing continuo. L’allenatore bianconero aveva un grosso problema da risolvere: Marchisio. Il ragazzo in questa squadra è fondamentale perché è quello che garantisce a Pirlo di giocare la palla con tranquillità e che ha, soprattutto, i tempi di inserimento. La soluzione adottata da Conte in partenza non è apparsa felicissima: l’accentramento di Pepe con Lichtsteiner che veniva a giocare molto alto. Alto giocava anche Estigarribia ma in questo caso le spalle erano coperte da Chiellini. Il gioco della Juve dipende da Pirlo che si è ritrovato però, a dover fare i conti con Hamsik che gli giocava addosso obbligandolo a una attenzione difensiva che non è propriamente il marchio di fabbrica dell’ex milanista. Vucinic proprio per lasciare spazi a sinistra a Estigarribia, partiva da destra e si accentrava finendo per sbattere contro Aronica. Privo di Cavani, Mazzarri ha puntato su Pandev e, soprattutto, su un trio offensivo che non dando punti di riferimento finiva per creare non pochi grattacapi per vie centrali alla difesa bianconera. Che non fosse una partita semplice, la Juve lo ha capito al 14′ quando scambiando con Zuniga dalla bandierina, Lavezzi partiva in velocità costringendo Pirlo al contrasto in area: rigore che Hamsik batteva due volte, la prima segnando, la seconda sbagliando. Lì la partita si infiammava e si incattiviva. E il Napoli cresceva diventando padrone del campo e trovando il gol prima con Hamsik (punizione di Lavezzi con Bonucci che per anticipare Maggio dava la palla allo slovacco liberissimo davanti a Buffon), quindi con Pandev (Pirlo nel tentativo di liberare faceva rimpallare la sfera su Maggio che poi finiva all’ex laziale). 

RISVEGLIO – La Juve ha proprio il carattere del suo allenatore e in campo rientrava rabbiosa. Pirlo trovava più spazio per le sue giocate e Vidal approfittando di una linea difensiva napoletana messa in maniera sbilenca, trovava Matri che superava De Sanctis in uscita. E i bianconeri reagivano anche quando il Napoli sembrava chiudere per la seconda volta la gara (contropiede di Maggio, cross per Pandev che al centro dell’area sotto il naso dell’inerte Bonucci, stoppava e si girava splendidamente). Questa volta toccava a Estigarribia approfittare di un pallone allungatogli di testa da Matri. Quindi Pepe era bravissimo a sradicare dai piedi di un colpevole Gargano la sfera del 3-3. Il Napoli pagava dazio alla maggiore freschezza degli avversari e ai troppi errori difensivi (palle perse banalmente ma soprattutto ordine saltato).  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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