Questa volta, è andata male. Il Napoli sconfitto a Londra non ha compromesso nulla: sapeva bene che l’Emirates avrebbe potuto riservare qualche cattiva sorpresa, che l’Arsenal sta attraversando uno straordinario periodo di forma (che non è detto continui sino alla gara di ritorno). Insomma, c’è tempo per rimediare e ci saranno anche i modi per farlo. Ecco perché la strana partita dell’Emirates va valutata più a partire più dal fischio d’avvio che da quello finale. Per trarre qualche lezione.
Lo ha detto anche Benitez: l’Europa è questa. L’Europa non perdona gli atteggiamenti troppo remissivi. C’è una immagine che plasticamente esprime il concetto: il diverso atteggiamento nell’aggressione dell’avversario. Le due reti dell’Arsenal sono nati da errori, da palloni in possesso del Napoli. Il significato di tutto questo è semplice: se vai a cercare la sfera oltre la metà campo avversaria con intensità, puoi anche esporti al rischio del contropiede, ma è anche molto probabile che tu possa provocare dei danni nell’area altrui. L’Arsenal lo ha fatto (con successo); il Napoli no, preferendo consegnare quaranta metri di campo agli inglesi che di lì hanno potuto tranquillamente far ripartire la propria azione. La timidezza, insomma, in Europa non paga. E da una squadra allenata da un uomo esperto a livello internazionale come Benitez tutto ci si poteva attendere, tranne un atteggiamento di questo tipo.Il fatto che una gara termini senza ammoniti è sicuramente positivo: vuol dire che i giocatori sono stati corretti e leali. Ma significa anche che sul campo è stata gettata una razione limitata di agonismo. E di solito l’agonismo ce lo deve mettere soprattutto la squadra sulla carta meno forte o quella che si trova nella condizione meno favorita (normalmente chi gioca in trasferta). Essere corretti è giusto e lodevole, spingersi sino all’autolesionismo un po’ meno. Anche perché gli avversari scambiano l’atteggiamento per carenza di personalità.Ci sono, poi, questioni tecniche su cui riflettere. Albiol all’Emirates ha retto in maniera quasi gladiatoria, ma non ha potuto impedire che certe caratteristiche del reparto, peraltro, note, venissero evidenziate da Ozil e compagni. A livello centrale non sempre la velocità è adeguata e questo espone la squadra di Benitez a dei rischi notevoli: bisogna, evidentemente, trovare la maniera per proteggere meglio una difesa che, altrimenti, può andare in affanno. Nella mente restano quei primi quindici minuti in cui il pallone girava senza sosta e, soprattutto, senza che i giocatori napoletani riuscissero a sottrarlo a quelli dell’Arsenal. E’ evidente che non si può concedere agli avversari, a nessun avversario, un palleggio così lungo. E se è vero che la qualità del gioco non dipende solo dal possesso-palla, è anche vero che per andare dall’altra parte del terreno di gioco quel possesso devi interromperlo, soprattutto a livello europeo dove ormai quasi tutti hanno preso l’abitudine di far girare la sfera per spostare la squadra avversaria.
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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