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Napoli-Inter, Mazzarri e la parabola di un amore finito

Sessantamila al San Paolo, manca un punto alla Champions senza passare dai preliminari. Domenica sera, contro l’Inter, Napoli è pronta alla festa, per Walter Mazzarri è giunto il momento della verità: restare ed esultare oppure salutare e chiudere così una storia d’amore diventata, ora, di potenziale odio. Tre, due, uno…”Per me è l’occasione della vita, questo è un punto d’arrivo”. Riavvolgendo la pellicola un anno e sette mesi dopo si torna all’inizio del film: il Napoli esonera Donadoni e ingaggia Mazzarri, l’uomo della svolta, il profeta designato a restituire a Napoli e al Napoli i fasti di un tempo. La classifica piange, il timore di non riuscire a raggiungere nemmeno l’Europa di consolazione è elevato. Alla fine della stagione il nuovo allenatore compie il miracolo, sesto posto, davanti alla Juve. Da lì nasce un Napoli da Champions, una squadra che ha trovato consapevolezza della sua forza. Arrivano i rinforzi, Cavani su tutti, Lavezzi resta, va via Quagliarella, scugnizzo mai troppo rimpianto.

La squadra va forte, addirittura lotta per lo Scudetto. L’idillio tra presidente, società è tifosi è tale che Mazzarri si spinge a dire: “Un giorno vorrei far rivivere i tempi d’oro di Maradona”. La coppa dei Campioni manca da 21 anni, proprio da quello scudetto targato Pibe de Oro. A Natale le dichiarazioni d’intenti raggiungono prospettive inimmaginabili. Un Napoli stile Barcellona, è quello che sogna il presidente De Laurentiis: “Con Mazzarri avevo un contratto di due anni, ma mi sono trovato talmente bene dopo alcuni mesi di lavoro con lui che, pur avendo ancora un altro anno di contratto, gli ho proposto di prolungarlo per altri due per farne diventare in tutto quattro, in modo tale da poter creare insieme qualcosa di importante”.

A Napoli non si nomina mai lo Scudetto, un po’ per scaramanzia, di più per la reale consapevolezza di non poter competere, fino in fondo, con Milan e Inter. Il terzo posto, la Champions senza passare dai preliminari, è l’obiettivo raggiungibile. Il buon lavoro di Mazzarri non lascia indifferenti: la Juve non rispetta i proclami di inizio campionato, la Roma fallisce nella seconda stagione di Ranieri e concede a Montella una panchina fino alla fine dell’anno. Le voci di mercato si addensano intorno al tecnico del Napoli e Mazzarri sembra non darci peso. De Laurentiis è sicuro della sua permanenza: “La Juve se ne stia a casa sua, il mio allenatore è blindato per altri tre anni, oltre a questo che deve finire. Se, nel 2016, Mazzarri vorrà andare a lavorare alla Juve, potrà andarci”. E’ marzo, la fine del campionato è ancora lontana e il livornese abbozza: “Sui club che apprezzano il mio lavoro ho semplicemente ringraziato, è un motivo di vanto e l’ha ribadito anche De Laurentiis. Il rapporto con il presidente è perfetto, lavoriamo in sintonia”.

Un mese dopo, il timido tentativo di rassicurare i tifosi è ancora del presidente: “Mazzarri resterà a Napoli e migliorerà ancora”, ma è evidente che qualcosa nella testa del tecnico sia cambiato. Il Napoli perde il treno scudetto ma chiude il discorso Champions (almeno per il quarto posto). Per la prima volta l’allenatore parla d’addio: “E’ vero potrei non restare”. Una frase che non stupisce se si tiene conto della carriera di Mazzarri. Via da Acireale e da Pistoia dopo un anno, via da Livorno dopo la promozione in serie A, addio alla Reggina dopo l’impresa della salvezza post-Calciopoli da -15 in classifica. Via anche dalla Samp dopo la rinascita di Cassano. Perché? Paura di non confermarsi? Può darsi, il dubbio s’insinua nella mente dei napoletani.

La sconfitta, domenica scorsa, sul campo del Lecce permette all’Inter di blindare il secondo posto e acuisce la crisi con De Laurentiis che sbotta: “Ho visto una squadra indegna”. E’ la frase che, indirettamente, sancisce la fine di un matrimonio i cui testimoni, vale a dire i tifosi, finora avevano assistito con pazienza e che ora appaiono delusi e amareggiati da un comportamento giudicato da traditore. Al San Paolo, contro l’Inter, ci sarà l’ultima uscita degli azzurri davanti al proprio pubblico. A Napoli, con un punto, ci si aspetta di festeggiare la Champions, ma in caso di vittoria del Chievo contro l’Udinese, la matematica qualificazione potrebbe arrivare anche nel pomeriggio. E per Mazzarri potrebbe non esserci un’accoglienza da eroe. Fischi di disappunto, striscioni di riconoscenza o inviti a restare per guidare il Napoli anche nella prossima stagione. Il finale di un film che più di un cinepanettone si è trasformato in un thriller è tutto da scrivere…Napoli, per la prima volta, potrebbe avere un duplice, inedito comportamento: osannare la sempre bistrattata Giulietta (il Chievo è pur sempre una squadra di Verona) e fischiare il suo tecnico. Ultima scena, ciak si gira!

Fonte: Sky.it

La Redazione
S.D. 

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