Non l’ha mai nominato. Volutamente. Però il riferimento è sembrato fin troppo evidente. Preciso. Senza rischio di equivoci. Una reazione forte, immediata, prim’ancora che la faccenda diventi un caso. Aurelio De Laurentiis l’ha buttata là. Due frasi giuste da cogliere e interpretare tra le pieghe di un discorso più ampio, diverso, parlando a radio Kiss Kiss di progetti, mercato e attaccamento alla maglia. Più che una risposta è stata una botta. O in fondo, entrambe. La questione Insigne sbrigata all’ora di pranzo, quando i giornali sulla sua scrivania erano già aperti da ore e certe considerazioni le aveva fatte sue. E non solo. I fatti più che le parole. Anzi, i contratti per lui: valgono quelli. Cifre scritte, concordate e reciprocamente firmate. De Laurentiis è così. I ritocchi, eventualmente, si fanno con modalità e tempi diversi da quelli che un po’, e da un po’, aspetta Insigne. «Se c’è stupidità degli agenti o voglia di sfruculiare il pasticciotto, io dico ‘ragazzino stai al tuo posto’. Le regole del contratto sono chiare».
Un’entrata dura. Da difensore di un accordo sancito e depositato. Un tackle dritto e deciso sui piedi del fantasista. De Laurentiis non ci sta: niente adeguamento. Almeno per ora. Certe sollecitazioni non gli sono piaciute. Se ne riparlerà più in là. Forse. Ma non adesso, non ancora. L’approccio tra le parti prima del ritiro di Dimaro resta l’inizio di una trattativa che non è proseguita. C’è ancora da fissare un appuntamento, vedersi e discuterne. De Laurentiis frena. Benitez si è informato. Insigne attende ansioso, un po’ pure col muso. Vorrebbe un «riconoscimento mondiale», un aggiustamento alle cifre di quel un contratto fresco e di fatto già rinnovato. Ci fu una stretta di mano e la scadenza di giugno 2017 allungata subito di un anno. Volontà reciproca. Insigne l’oro di Napoli. Cresciuto, valorizzato e blindato. Mai sul mercato. Pure se i sussurri, le ipotesi e i titoloni qua e là per l’Europa, sono sempre stati tanti. Il Sunderland, la Fiorentina, l’Arsenal e anche il Paris Saint Germain. Si racconta che lo sceicco fosse estasiato da Insigne. Vide più di qualche partita del Pescara di Zeman. E con Verratti voleva anche a lui. Poi cambiò strategia. Storie che tornano e che soprattutto si aggiornano. L’estate di Insigne è stata lunga e tormentata. Lo sforzo mondiale, la voglia di essere tra i 23, la convocazione e la delusione. E poi le polemiche, le vacanze accorciate per il Napoli, i silenzi sul palco di Dimaro, e la fatica a ritrovarsi tatticamente su e giù per la fascia: lui che si sente un attaccante da tridente e negli ultimi trenta metri vuole restare lucido e freddo. Ora la questione ingaggio. Aperta e di fatto, pare, anche chiusa. De Laurentiis rigoroso. Insigne in silenzio. Gradirebbe solo un segnale, un gesto di ulteriore fiducia, un appuntamento per parlarsi. Da grandi…
Fonte: Corriere dello Sport
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