Il conto alla rovescia è cominciato: meno sedici, o diciassette, e dunque si può fare a (ri)trovare il Napoli, per averne percerzione completa, per sentirlo, per scorgerlo nella sua espressione più autentica. La Champions è la piacevole ossessione, il 2-0 nella «prima» al san Paolo sul Paok è il figlio legittimo d’un appensantimento evidente e le tossine degli allenamenti (pure quello mattutino) emergono pure nella frescura d’una serata amichevole nell’approccio, nel contenuto: la testa è al preliminare e si vede.
RIECCOLI. Tanto per gradire, José Maria Callejon: tre minuti e c’è il marchio d’uno spagnolo «ingordo», venti gol nella passata stagione e il timbro nella prima al san Paolo, con «cucchiaino» per servire il popolo. Ne combina, come sempre, di tutti i colori: svaria, punta, talvolta s’ingolosisce, va vicinissimo al raddoppio (35’) con un pallonetto che gli viene sporcato da Giakoumis. E’ anche un po’ il Napoli di Hamsik, al quale non pare vero di potersi lasciare il passato alle spalle per provare a divertirsi un po’: il modulo è lo stesso e il capitano però pare un altro.
FIFTY FIFTY. Manca un bel po’ di Napoli, ma mancano poco più di due settimane al preliminare di Champions che vale una stagione e dunque Benitez ha bisogno di capire: Koulibaly conferisce serenità, Mesto sta meglio e nel complesso la manovra rimane fluida, scivola via con leggerezza, anche se manca del furore che a inizio agosto non ti puoi aspettare e dunque toglie profondità, garantita soprattutto da Callejon. Serve altro, quando il gioco si farà duro, ma tempo ce n’è. E allora, per le verifiche, l’1-0 del primo tempo basta e avanza, Benitez gira la pagina – nello spogliatoio – rimescola la squadra, va a riprendersi (innanzitutto) Ghoulam, Inler e Mertens e inserisce nel laboratorio un Hamsik nei tre tra le linee largo a sinistra, con Michu centravanti.
RESISTENZA . Il Paok non distrae Rafael e oltre l’apparenza del 4-3-3 c’è una ostinata copertura dello spazio che fa scivolare gli esterni sulla linea dei centrocampisti. A Michu (6’) non sembra vero che Katsikas appoggi al portiere con la nuca, ignaro della presenza dello spagnolo: ma è appena entrato, è «freddo», pure stupito. Ma il pericolo, e una certa facilità del Napoli nel palleggiare, spingono i greci a cambiare, con tracce di 4-4-2 e di pressing, eluso da un Inler ispiratissimo (12’) che trova il campo aperto per un Mertens incredulo di tanta grazia. I cambi infondono freschezza: Albiol si ritrova un destro (20’) murato da Giakoumis, Maggio (21’) toglie il pallone del pari dal piede di Koulouris e Pandev riceve da Mertens l’ok per il raddoppio, negatogli dalla traversa. Ma è una serata da affrontare senza stress e Colombo può godersela nel suo ruolo di idolo a sorpresa: la parata (39’ st) sulla randellata ravvicinata di Martens gli vale la gloria d’una standing ovation amichevolmente sua, e d è il preludio per il 2-0 di Radosevic (45’ st). Tra la Champions e il Napoli ci sono il Barcellona (6 agosto a Ginevra), il Psg (l’11 al San Paolo): si comincia a fare sul serio, ormai…
Fonte: Corriere dello Sport
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