Se il primo tempo in Ucraina si è chiuso con lo stesso risultato di Eindhoven, vuol dire che non era azzardata la sensazione che il PSV non fosse affatto una grande squadra e il 3-0 subito fosse figlio dei demeriti del Napoli.
Se Fernandez al ’45 e sullo 0-2 ha colpito un avversario con una testata, rischiando di lasciare i suoi in dieci, significa che qualcosa nello stato psicologico della squadra, in Europa, non funziona.
Se infine il Napoli, giocando su ritmi molto bassi, in Italia spesso se la cava, mentre fuori dai confini nazionali è carente, è un segno che il calcio nostrano è in grosso declino, confermato dalle difficoltà di Milan e Juventus in Champions League o dalla disfatta dell’Udinese in Svizzera.
Si cominci dall’ultimo dei tre aspetti: il calcio italiano. È sicuramente un problema ampio, di difficile analisi, considerati i tanti fattori. Quel che si può rilevare dai campi, è che il nostro campionato abitua alla mentalità di cercare il risultato prima di tutto, e a preferire le vittorie ottenute con il minimo sforzo. La conseguenza tattica è la prevalenza di ritmi e baricentri bassi, strategie prudenti e risparmio di energie. Quel che pure è innegabile, è che il livello tecnico medio del nostro calcio è sicuramente calato, ma questa non una discriminante per quanto riguarda Dnipro-Napoli: gli ucraini avranno pure un paio di brasiliani ma non spiccano certo per doti e qualità tecniche.
E allora, sempre guardando solo i fatti, si considerino le prestazioni di Eindhoven e Dnipropetrovs’k e i suddetti demeriti del Napoli: il campo dice che il Napoli-B, che parte al fischio d’inizio in Europa, è una squadra disarmonica e sfilacciata, non è in grado di organizzare azioni di gioco degne di nota e ancor meno di concluderle, arriva seconda su ogni palla e corre spesso a vuoto. Ma le mancanze più gravi si registrano in difesa, luogo degli svarioni più preoccupanti, con il solito vecchio problema delle palle alte e dei calci da fermo. Problema poi sminuito da Mazzarri in intervista, quasi come se non ci fosse nulla da fare per risolverlo.
Le avvisaglie di questi difetti del Napoli in veste continentale c’erano state già contro il Solna e le avevamo messe in evidenza nonostante il roboante 4-0. Il tormentone rivolto a Mazzarri in tutti i post-partita dell’Europa League non è solo un pretesto giornalistico per trovare materiale su cui scrivere, ma è un dato innegabile: il turnover totale indebolisce gli azzurri, e per ragioni ovvie. Per prima cosa, una squadra che ha trovato il suo rodaggio, i suoi automatismi, la sua fiducia, se cambia completamente faccia diventa semplicemente un’altra squadra. Ne risentono l’autostima e la convinzione prima di tutto: e da qui deriva la testata di Fernandez ma anche tutte le amnesie difensive, come le difficoltà a costruire manovre ordinate e precise. Da qui deriva anche una prestazione come quella di Vargas, che contro il Solna aveva le motivazioni per far bene, sperando di recuperare finalmente spazio nelle gerarchie di Mazzarri; ma quando si è accorto che il suo spazio era solo l’Europa League e il suo ruolo era quello di far riposare i titolari, si è progressivamente depresso. Nel frattempo, si registra una condizione preoccupante per Fernandez e Dossena, mentre Donadel, per quanto discreto con i piedi, è così lento che talvolta dà la sensazione che il Napoli giochi con un uomo in meno.
Il secondo tempo azzurro in Ucraina è iniziato con tutt’altro piglio grazie all’ingresso di Pandev e Cavani: a dimostrazione che l’idea qui suggerita, quella di un turnover misto, sarebbe una soluzione. Vale a dire, si potrebbe far riposare solo una parte dei titolari, e farlo sia in coppa che in campionato, gestendo i giocatori in base alle energie e al tipo di avversario. Invece, come già detto nel nostro preview tattico prima di Eindhoven, il piano d’emergenza di cui si avvale Mazzarri in Europa, quando conserva i cambi migliori per la ripresa, rischia di essere una strategia suicida: l’entrata tardiva di giocatori di livello non può bastare a ribaltare un risultato già quasi compromesso. E alla ricerca disperata del gol, si rischia in contropiede, come successo con il Dnipro in occasione del 3-0.
Così si è costruito il disastro di Dnipropetrovs’k, dove è arrivata la conferma che il Napoli-B non funziona. Se davvero non interessa la coppa, non resta che prenderne atto. Un piccolo dettaglio forse sfuggito ad alcuni: sullo 0-3 Mazzarri stava per inserire Cannavaro allo scopo di salvare la faccia. Un segnale piuttosto evidente di resa. Però è un vero peccato rinunciare del tutto a una competizione in fondo non impossibile, ma soprattutto è un po’ imbarazzante andare in giro per l’Europa a fare figuracce.
Lorenzo Licciardi
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