Napoli e provincia non sfornano solo calciatori, ma anche allenatori talentuosi. E non è un caso allora se per due partite di seguito la squadra partenopea si trova di fronte avversari guidati da napoletani, che al di là del legame affettivo portano con sé un certo spessore qualitativo e un discreto successo nei risultati. E dopo Sannino, tecnico serio e rispettato, è il turno di Vincenzo Montella al San Paolo. L’allenatore del Catania, originario di Catello di Cisterna, si è ormai affermato in Serie A e la compagine siciliana non deve certo alla fortuna il suo settimo posto alla pari con l’Inter. Al contrario, fin qui ha mostrato solidità e qualità, garantite da un consistente blocco argentino, compatto ed affiatato, che tanto ricorda la componente sudamericana del Napoli stesso.
Il 4-3-3 di Montella si traduce in una formazione assolutamente stabile, ma allo stesso tempo in grado di produrre anche un calcio prolifico. Lo fa con una manovra poco diffusa nella massima divisione italiana: fasce laterali non imprescindibili e comunque utili solo fino a un certo punto; la fase terminale delle azioni offensive, partendo dai piedi di Lodi, si allarga invece seguendo i due attaccanti esterni del tridente, lungo gli spigoli dell’aria di rigore avversaria. Gomez e Barrientos così partono dai lati e tendono ad accentrarsi in diagonale, perforando le difese grazie al tanto movimento, alla rapidità e al dribbling. Il Catania non ricorre granché ai cross dal fondo, considerato anche che manca un centravanti fisico che sia in grado di colpire di testa. Piuttosto, proprio in virtù della conformazione dello schieramento, predilige cross bassi e veloci calciati dal limite dell’area: assist da appoggiare poi direttamente in rete. Per intendersi: quei cross rasoterra che contro il Chelsea e l’Udinese hanno fatto molto male al Napoli.
Trovarsi in tre contro tre potrebbe essere un problema per la difesa azzurra, come è già emerso contro la Roma proprio al San Paolo e contro lo stesso Catania all’andata, quando il Napoli ha perso 2-1. Le azioni sviluppate nella trequarti napoletana andranno controllate da molto vicino: i due centrali di centrocampo (Inler e Dzemaili molto probabilmente) dovranno pressare con intensità i portatori di palla avversari. Proprio smorzare le avanzate degli ospiti già sul nascere potrebbe essere il modo migliore per annichilire il Catania ed impedirne le verticalizzazioni improvvise che partono di solito con un solo tocco dal centrocampo. Il copione classico è un’apertura di Lodi o Izco per Gomez o Barrientos, cross rasoterra e conclusione in porta di chi si infila in mezzo. Massima attenzione allora, da parte del trio difensivo azzurro, agli inserimenti centrali: due dovranno occuparsi di controllare chi entra in area di rigore, mentre l’altro andrà a staccarsi sul portatore che arriva appena fuori dall’area, con indispensabili raddoppi di marcatura da parte di Dossena e Zuñiga, che saranno chiamati anche a ripiegare quando la squadra difende.
La difesa del Napoli subirà un probabile turnover. Il resto dovrebbe restare invariato, al di là di un verosimile turno di riposo per Gargano, apparso stanco contro il Siena. Il Catania sarà al completo e con la formazione migliore. Di seguito i probabili schieramenti:
Anche i calci piazzati sono un’arma dei siciliani, che spesso cercano (e ottengono) la punizione dal limite o il rigore, per affidarli ai piedi di Lodi. Bisognerà perciò evitare di far fallo nelle zone “calde” del campo”. Ma il Catania, in ogni caso, non è il Barcellona: adottate le contromisure opportune e iniettata nei giocatori una bella dose, in giusta miscela, di umiltà e convinzione, Mazzarri non dovrà far altro che dire al Napoli di fare il Napoli ed esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il Catania è equilibrato ma non impenetrabile, sia per vie centrali che sulle fasce qualche spazio lo offre. Il Napoli dovrà fare la partita e imporsi, contando sul ritorno quasi a pieno regime di Lavezzi, anche per vendicare la sconfitta inattesa dell’andata.
Lorenzo Licciardi
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