Quando parliamo di calcio, ci rapportiamo alla passione di milioni di tifosi, ma anche di un’industria con regole, incassi, ricavi e ragionamenti di carattere puramente economico. Oggi non trattiamo di dribbling, giocate, assist e gol, ma produciamo una riflessione sul “dietro le quinte” del pallone, che ha spesso l’odore dei soldi, dei conti e delle macchinazioni finanziarie.
Non è eretico affermare che ogni organizzazione è composta da due “squadre” : quella visibile e quella invisibile: cosi in tutti i settori e cosi come nel calcio dove da diversi anni la legislazione ha introdotto il termine “profitto”, obbligando il management ad una gestione oculata orientata al pareggio dei costi ai ricavi.
Torniamo alle due squadre e spostiamo il punto di osservazione verso la nostra amata maglia azzurra che non tradisce quanto esposto sopra : esiste il Napoli che scende in campo visibile a tutti gli stakeholders ( tifosi , media,istituzioni ) con le sue performance che stupiscono l’Italia intera ma il tutto trova origine e continuità nel lavoro illuminato dei protagonisti della squadra invisibile. Oculatezza e progettualità, vision e mission, costi che si trasformano in investimenti e investimenti che non si riflettono mai con il senno di poi in costi.
Fatturato in crescita che produce utili e soprattutto risorse finanziarie di un club che è in linea con il fair play finanziario che chiede l’autosostentamento al club e tutto questo si traduce nel divieto di trovare risorse (euro) ricorrendo a fonti di finanziamento esterne ( banche) oltre un certo limite . Il Napoli percorre questa strada da qualche anno e diventa un modello di gestione manageriale che crea risorse grazie ad una gestione caratteristica oculata nei costi e nello stesso tempo brava a trasformare il tifoso in un cliente “profittevole”.
Un dato emerge dallo Stato Patrimoniale : sono in aumento i debiti verso i fornitori rispetto allo scorso anno, segnale che la società posticipando alcuni pagamenti come ad esempio quelli inerenti al pagamento dei calciatori, evita il fabbisogno finanziario nel breve termine e garantisce ampia copertura e respiro nel lungo periodo.
Nessuna analisi può considerarsi precisa e valida se non si confronta l’oggetto di descrizione con lo scenario in cui opera : le concorrenti del campionato di serie A.
In questo contesto un’occhiata urge alle tre grandi che per fatturato superano la società azzurra. Fatturato non è sinonimo di ricchezza si vuole precisare in quanto bisogna considerare gli altissimi costi che Milan , Inter e Juventus affrontano per la gestione caratteristica, rispettivamente il Milan supera i 130 milioni insieme all’Inter e non è da trascurare il costo del lavoro della Juventus che supera i 100 milioni di euro. Un dato quest’ultimo che fa riflettere, considerato il costo del lavoro della squadra azzurra che si aggira intorno ai 28 milioni di euro.
La squadra invisibile del management merita in questo contesto un plauso, almeno uguale , alla squadra visibile ed amata da tutti i tifosi e grazie al connubbio di queste due squadre, invisibile e visibile, l’organizzazione cresce di pari passo ed in linea con i parametri economico finanziari richiesti dall’Uefa.
Si conclude la breve analisi chiarendo che il Fair play finanziario non ha ancora regole chiarissime. Non basta infatti che i costi pareggino i ricavi. E il livello dei debiti finanziari ha un tetto? E la ricapitalizzazione è attuabile? Ed in caso positivo quali sono i parametri di riferimento? Il fair play ci sembra un contenitore vuoto con regole non ancora chiare ed esplicite.
Si attendono segnali in questo senso nei prossimi mesi.
Ale Azzurrissimo del gruppo “Amo il Napoli calcio”
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