Come se il tempo fosse volato via in un soffio. Come se un’epoca si fosse chiusa, infiocchettata per la memoria. Come se ieri, appena ieri, appartenesse ad un’era geologica. Come se Napoli-Fiorentina rientrasse in un’esistenza ormai lontana: e invece è nella pagina precedente, il capitolo d’emozioni che restano, con il pocho e con Gargano, con gli eroi d’un quinquennio che resta. Si riparte e però senza ombre, perché in quell’ora e mezza da vivere tutti assieme appasionatamente, ci sono gli Hamsik e in Cannavaro, gli Insigne e i Behrami, i vecchi e i nuovi eroi d’una città affamata di calcio.
LA PRIMA – C’erano una volta Lavezzi e Gargano e non ritrovarseli domani sera al san Paolo, lascerà un pizzico di nostalgia in un san Paolo che in cinque anni ha visto crescere una squadra e se l’è ritrovata da matricola e debuttante a Stamford Bridge in Champions. Ma si riparte da Marek Hamsik e da Paolo Cannavaro, ognuno a modo suo leader e bandiera, gli over duecento d’un club che ha nella continuità un particolare rivelatore, i trascinatori in difesa e dalla metà campo in su che sintetizzano il concetto di titolarissimi, perché intorno a loro Mazzarri modella il 3-4-1-2, l’ultima derivazione d’un calcio che ha prodotto soddisfazioni e la conquista della Coppa Italia.
RITOCCO – La formazione ideale, quell’undici che è nella testa di ogni allenatore (Mazzarri compreso), è fatta e pure per stavolta dovrà essere ritoccata: non c’è Pandev e dunque largo a Lorenzo Insigne, che gioca la sua prima gara con i tre punti nello stadio dei sogni. Ma la centralità della manovra è concentrata intorno a Marek Hamsik, l’uomo dei sogni che consente all’allenatore di modellare la squadra ad immagine e somiglianza degli interpreti: la prima idea, quella del ritiro, conduceva dritto ad un sistema offensivo fondato su Cavani prima punta e su una spalla adeguata; non avendo il macedone, per garantire pesò offensivo ed un appoggio adeguato al baby-bomber di Frattamaggiore, lo slovacco va ad intrufolarsi tra le linee e resta inchiodato al proprio destino di incursore. Poi, tra due settimane, si vedrà.
IL «DEB» – Rientra Zuniga, la corsia mancina è sua; a destra avrà facoltà di andare come un razzo Christian Maggio ma in mezzo, la curiosità è per Valon Behrami, il cursore delle vie centrali che si prende il ruolo ch’è stato per cinque stagioni di Walter Gargano, l’interditore che dovrà asseconda le funzioni da regista di Inler, senza doversi a lui sovrapporre. L’unica novità consistente della zona nevralgica è rappresentata dallo svizzero, che ha gamba per sostenere tanto la fase difensiva quanto quella offensiva e che per il ruolo gioca il personalissimo derby – per ora vincendolo – con il connazionale Blerim Dzemaili.
LE CONFERME – Una volta, si usava declamare le formazioni canticchiandole: potrebbe succedere anche al Napoli, che ormai da quattro anni presenta De Sanctis tra i pali e Campagnaro centrale di destra della difesa e Cannavaro invece è da sette nel cuore della retroguardia. A sinistra, la maglia da titolare va a Britos, reduce da un’annata un po’ così e dunque alla ricerca di prove confortanti per arricchire la propria autostima.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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