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Napoli, il coraggio di Benitez: “Siamo pronti a tutto. Non contano i nomi, ma la condizione dei miei ragazzi”

"Ho un organico importante, chi non ha giocato finora lo farà oggi. Inter-Juve? Non posso distrarmi, non la vedrò"

NAPOLI – Si gioca: e, volendo, è possibile farlo pure con le parole, lanciando messaggi subliminali o frasi a effetto, provando a svelarsi un po’ (ma solo un po’) e infine a coprirsi. Il calcio non ha frontiere e si può essere spagnoli con esperienze in Inghilterra ma (ormai) napoletano d’adozione per confermare che ogni mondo è paese, che la (pre)tattica è viva e vegeta ovunque, pure nell’ammaliante eloquio di Rafa Benitez.

TURN OVER – Il risiko comincia immediatamente, palla al centro e indovinate: si cambia, e s’intuisce, ma senza offrire punti di riferimento, lasciando danzare nel vago. « Devo essere coerente con ciò che ho detto in passato: per me, la partita più importante è sempre quella che sta per arrivare e dunque bisogna prepararsiad affrontare l’Atalanta nel miglior modo possibile. Ma ho anche detto che questo club ha un organico importante: e quindi chi non ha giocato in precedenza, lo farà stavolta. Nelle ultime due settimane, in tanti sono stati fuori ed altri si sono allenati qua: penso sia giusto dare loro l’opportunità di esprimersi ».

ESAMI – L’Atalanta prima, il Borussia Dortmund poi: quattro giorni per leggersi dentro, però in superficie, perché gli esami non finiscono ora. « Vorrei che fosse chiaro un concetto: i campionati si vincono alla fine, non dopo dieci partite o tre mesi. E’ indiscutibile che un successo alimenti la fiducia, ma bisogna lavorare su noi stessi e poi al termine della stagione si faranno i conti. Per ora, siamo concentrati a lavorare su un’idea. Inter-Juventus non la vedrò: non posso incidere sul risultato, devo concentrarmi sul Napoli e dobbiamo battere l’Atalanta ».

CHAMPIONS – La pura legge del turnover è un’esigenza e in quel contenitore ch’è l’immediato futuro, ci sono il senno del prima e quello del poi che lastricano la quattro giorni di Napoli sull’opportunità di rimodellare una squadra: « Se va bene, si dice è stata scelta giusta; se va male, che si è rischiato e si è perso punti. Bisogna convincersi che non ci sono differenze tra calciatori, gioca chi in quel momento merita di farlo. Higuain, ad esempio, sarà in campo: poi vedremo nelle altre gare. Non conta il nome, ma la forma ».

LE AMBIZIONI – Le voglie matte si sommano: campionato, Champions, coppa Italia, né limiti e né paure. « Ogni partita vale tre punti e dunque bisogna provare a conquistarli e poi rinviare il conteggio al termine della stagione. Ho visto anche in questa settimana una squadra pronta a non aver paura di niente e di nessuno, in grado di battere chiunque. Noi non diciamo che vogliamo vincere ma che intendiamo crescere ».

I CAPITANI – Da Marek a Paolo, da un capitano all’altra: cosa ne sarà di loro, in questo sabato da pane e pallone? « Hamsik è rientrato e ha fatto subito un allenamento meno intenso, come abitudine. Quando si giocano tre gare in così poco tempo si ha il dovere di cambiare, ma vedremo. E per quanto riguarda Cannavaro, lui sa ch’è un giocatore importante; ma ci sono anche Britos, Fernandez e Uvini che hanno fatto bene ».

LE ALTERNATIVE – Ma c’è dell’altro: c’è l’ultimo arrivato e anche il primo, che bussano e si segnalano. « Mi ha sorpreso Zapata, ha capito tutto velocemente e però fisicamente deve lavorare. Mertens può giocare dietro la punta, anche se normalmente si esprime a sinistra, come Insigne: ha qualità e tiro, ha fatto benissimo ed ha possibilità ».

L’AVVERSARIO – La cautela è l’inseparabile compagna di viaggio: fidarsi è bene, ma dell’Atalanta è meglio non fidarsi. « Ho molto rispetto di tutti, per abitudine mi concentro sulla mia squadra, però so bene che affronteremo una squadra forte che ha una solida fase difensiva. Però dei singoli non parlo ».

 

La Redazione

G.D.

Fonte: Corriere dello Sport

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