Non basta l’assalto finale. L’uno-due in un minuto di Cavani (colpo di testa preciso) e Lavezzi (destro in corsa sotto la traversa) riaccende la speranza ma il Napoli sfiora soltanto la clamorosa rimonta dallo 0-3 al 3-3: Frey si oppone al destro di Dzemaili a tempo regolamentare scaduto. Lo spirito mostrato in Champions e in coppa Italia contro l’Inter si vede solo nell’ultimo quarto d’ora e cioè quando saltano gli schemi e gli azzurri ritrovano energie e coraggio approfittando anche del calo atletico evidente del Genoa. Troppo poco.
Un tempo e mezzo è da cancellare, con il Napoli che conferma i difetti di approccio alle partite di campionato: la mancanza di convinzione nella fase di finalizzazione e le troppe incertezze difensive. Manca il furore agonistico alla squadra di Mazzarri, salvo nella parte finale. Manca l’intensità di manovra, la voglia di arrivare prima degli avversari sul pallone, mancano quelle qualità che l’hanno resa grande negli ultimi due anni prima in Italia e poi in Europa. E pesa l’assenza di Cavani dall’undici base, scelta del tecnico dettata dalle tante gare ravvicinate ma che ha indebolito il Napoli in attacco anche perchè Pandev è apparso sotto tono e in difficoltà nel ruolo di punta più avanzata. Turn over che ha riguardato altri tre azzurri. Esordio per Britos, c’è bisogno ancora di tempo per poter vedere al top il difensore uruguaiano che però si è ripreso dopo un inizio difficoltoso. Dzemaili a centrocampo bene o male regge anche se con qualche imprecisione di troppo, mentre Dossena soffre sulla sinistra.
Più reattivo e convinto il Genoa, animato da particolare voglia anche per vendicare i sei gol incassati al San Paolo. Brilla su tutti Palacio, a tratti imprendibile e autore di una doppietta, il primo e il terzo gol genoano. E si toglie la soddisfazione del primo gol con la nuova maglia del Genoa anche Gilardino, suo il 2-0 di testa su cross al bacio di Sculli: l’ex viola solissimo nell’area piccola gira di testa con facilità. Marino si affida a un Genoa double face, capace di attaccare con i tre attaccanti ma anche di difendere con grande attenzione nella fase di non possesso: Biondini si abbassa quasi sulla linea dei difensori per frenare sul nascere le pericolosissime partenze palla al piede di Lavezzi e tutti inseguono l’avversario a cominciare da Sculli sulla fascia sinistra.
Il Napoli parte nel primo tempo con un manovra sterile e viene colpito alla prima vera palla gol del Genoa (Palacio inventa il jolly da fuori sorprendendo De Sanctis). Gargano prova a dare l’esempio, gioca alla Inler, da regista basso e recupera tanti palloni, ma la squadra si muove su ritmi bassi e manca sempre l’ultimo appoggio con tante imprecisioni rispetto al solito anche di Hamsik. Per un’entrataccia di Sculli si fa male ed è costretto ad uscire all’ultimo minuto del primo tempo Cannavaro. Entra Maggio e il Napoli passa a quattro in difesa. Dopo 10’ della ripresa entra Cavani al posto di Zuniga, si passa al 4-3-3 e gli azzurri spingono di più: Hamsik ha l’occasionissima per accorciare sul 2-1, ma il suo destro non irresistibile trova pronto Frey. Azione successiva e arriva il terzo gol di Palacio in contropiede (24′). Sembra finita, poi Mazzarri dà spazio anche a Vargas. Ma il Napoli si rianima, si risvegliano un po’ tutti a cominciare da Lavezzi. La rimonta però non si completa. Peccato con le frenate di Udinese, Roma e Inter c’era la possibilità di recuperare qualcosa in classifica.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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