A differenza di domenica scorsa, impossibile avanzare critiche al Napoli vittorioso con tre reti di scarto: l’avversario era nettamente più abbordabile rispetto alla Roma, ma gli azzurri hanno sfoggiato una prestazione senza macchie, anzi ricca di spunti degni di lode. Un segnale più che incoraggiante per la seconda metà del campionato.
Più volte abbiamo sottolineato, anche dopo una vittoria, quelle che erano le lacune persistenti della squadra di Mazzarri. Contro il Palermo però gli azzurri hanno smacchiato con una grande gara quasi tutti i difetti consueti, riuscendo a mantenere per tutti i novanta minuti un alto livello di intensità e qualità e gestendo nel migliore dei modi le energie atletiche. La vittoria, per giunta, è stata rotonda pur senza il contributo di Cavani, oggi in ombra e incapace di siglare il suo centesimo gol in Serie A.
L’inizio della ripresa è stato la fase di gioco più significativa in tal senso: forte di un duplice vantaggio, il Napoli stavolta non ha commesso l’errore di sedersi e arretrare, bensì ha continuato a costruire ed attaccare gli avversari, schiacciati e costretti a difendersi ed impossibilitati a cercare la rimonta. È la prova di una verità calcistica inconfutabile: la miglior difesa è l’attacco, in particolare quando si è in vantaggio e si può giocare con tranquillità ed ordine, senza sbilanciarsi. Sul 2-0, infatti, il Napoli ha continuato ad essere pericoloso e fabbricare occasioni da rete, trascinato per le vie centrali da un Hamsik in buona vena e un Inler in giornata di grazia (eurogol a parte), e sulle ali da Maggio e Zuniga, finalmente ritrovati ai loro livelli migliori. Ciò ha consentito non solo di tenere viva la manovra offensiva, ma anche di diversificare le azioni producendo gioco in ogni parte del campo e mettendo così il Palermo alle corde: il 3-0 di Insigne, servito proprio da Inler, è il meritato sigillo ad una partita condotta in modo esemplare.
Il primo tempo in verità era cominciato non senza insidie: è stato il Palermo a costruire le prime due palle-gol della gara, la primissima con Dossena, oggi forse il migliore dei suoi, magari per le motivazioni speciali che lo sospingevano. Intanto, con o senza palla i rosanero giocavano cortissimi, tenendo sempre una folla di sette-otto uomini nei metri intorno al pallone e chiudendo così ogni spazio utile ai padroni di casa. Il Napoli ha avuto difficoltà ad accelerare ed affondare e qui sono emersi i meriti maggiori della squadra: con pazienza e determinazione gli azzurri hanno progressivamente intensificato la pressione, cominciando ad aprirsi varchi e a tastare il terreno per il vantaggio. Che è arrivato meritatamente su un’insistita percussione di Hamsik, bravissimo a mettere sulla testa di Maggio un pallone d’oro. Di qui in poi gli azzurri non si sono accontentati e hanno continuato a cercare la porta di Ujkani fino al terzo gol, che ha tagliato le gambe ad ogni ambizione di rimonta degli ospiti.
Ottima come sempre la prestazione di Behrami in interdizione, stratosferica quella di Inler in ogni parte del campo, opaca quella di Pandev, troppo lento e meno ispirato negli assist rispetto alla gara con la Roma. E contro una squadra come il Palermo, che difendeva anche in otto, la posizione da trequartista del macedone, unita alla sua scarsa mobilità, lasciava un po’ troppo isolato Cavani, anche perché i portatori di palla napoletani tendevano a preferire il servizio per il “Matador” piuttosto che dar la palla a chi s’inseriva ai suoi lati, come Hamsik o Maggio.
Tolto questo piccolo accorgimento, è fondamentale che il Napoli visto questa domenica abbia risolto i suoi problemi principali: sarà ancor più cruciale riuscire a conservare i risultati di questo progresso, perché in queste vesti la squadra è in grado di far male a chiunque.
A cura di Lorenzo Licciardi
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