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Napoli-Hamsik sarà per sempre

De Laurentiis: "Hamsik è un ragazzo d'oro"

Il futuro è adesso, il futuro è qui, in quel Marekiaro che bagna Napoli da cinque anni e che continuerà a rinfrescarla del suo geniaccio imprevedibile: e ora che la scadenza del nuovo contratto – debitamente firmato dopo la stretta di mano del novembre scorso – è fissata per il giugno del 2016 (ingaggio: circa 2 milioni più i premi), l’ennesima bandiera che sventola sul San Paolo è di quell’Hamsik principe azzurro tutto d’un pezzo, con cinque anni alle spalle e (ben) quattro all’orizzonte; ed un senso di appartenenza confessato lunedì scorso, ad appuntamento con De Laurentiis già fissato per sigillare il patto tra gentiluomini dell’autunno passato con un messaggio subliminale: « Io mi sento parte integrante di questo progetto ed amo questa maglia ed amo Napoli». 

L’ORA DEL SI’ – Si scrive Hamsik e si legge passato, presente e futuro tutto d’un fiato, infilandosi tra le pagine di un romanzone d’altri tempi, dove i sentimenti hanno un peso e le affinità incidono: uno, due, tre, quattro stagioni ancora e poi chissà, portandosi dentro il legame con una città che l’ha adottato e nella quale s’è ritrovato istintivamente, riservandole il ruolo di dimora, di «seconda casa». E’ fatta, pure burocraticamente, con l’autografo sul contratto federale che viene apposto all’alba del 19 aprile, in compagnia di Juraj Venglos, il proprio manager, e con una timbratura ufficiale a quell’accordo verbale stilato il 10 novembre scorso, alla vigilia della sfida con la Juventus, nella chiacchierata con De Laurentiis, lo sponsor principale d’un matrimonio perfetto.

IL CICLO – Hamsik al Napoli era la certezza, la garanzia d’un idea di calcio nuova, da sviluppare attraverso la conferma della meglio gioventù, di quei simboli d’una rinascita avviata nel 2007, guarda un po’ in coincidenza con l’avvento dello slovacco, e poi legittimata attraverso piccole-grandi conquiste come la qualificazione in Intertoto, e poi la passaporto per l’Europa League e infine l’esplosione in Champions, la favola vissuta con gli occhi spalancati da un venticinquenne che non s’è mai negato, sfidando pure il rischio della retorica: « Il mio sogno è stato sempre quello di ascoltare quella musichetta al San Paolo e con questa casacca addosso». 

L’AFFETTO – Hamsik, Hamsik, Hamsik, Hamsik: cioé (almeno) fino al 2016, perché la meritocrazia esiste eccome e perché ci sono valori che spiccano in questo matrimonio ad oltranza, quasi una rarità nel calcio moderno, mai messo in discussione dallo slovacco, sempre rafforzato dai pubblici apprezzamenti che nel quinquennio alle spalle De Laurentiis ha riservato al figliol prodigo : « Marek è una ragazzo sano, pulito, una persona perbene, che mi piace da sempre: è un giovane cresciuto in fretta, maturo, e soprattutto educatissimo». 

IL LEADER – Ieri, oggi, domani: l’Hamsik in salsa partenopea è un contenitore d’emozioni, la rappresentazione perfetta della evoluzione della specie, la sintesi d’un liaison che va ben al di là delle oltre duecento presenze e che si trasforma nello spot della fedeltà a prescindere dai corteggiamenti, dalle offerte – reali, presunte, probabili o possibili – milionari di pretendenti dell’élite calcistico. Hamsik al Napoli è una scelta di vita (reale) che la dinamica del rinnovo del contratto narra in maniera netta: profilo perennemente basso, la conferma di esser fatti l’uno per l’altro, il desiderio di dimostrarselo tangibilmente depurando la trattativa di ogni impurità, di eventuali bracci di ferro, di giochi al rialzo. Una promessa e via a cercar nuovi orizzonti, però sempre azzurri e rigorosamente assieme, senza aver fretta di dover sistemare nero su bianco, perché il tempo passa i galantuomini resistono e una parola vale quanto, anzi più di una firma in calce ad un modulo.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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