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Napoli grigio in Sardegna, Babbo Natale non saprebbe che regalo portare

Prestazione poco convincente a Cagliari, pausa natalizia un po' amara per il gruppo azzurro

Il saluto al 2013 lascia l’amaro in bocca: per un pari a Cagliari che costa non poco in classifica, e per una serie di problemi che la bella vittoria con l’Arsenal non aveva cancellato. E se invece il gol quasi regolare di Callejón fosse stato convalidato, piuttosto che annullato da un insolito “eccesso di bravura” del guardialinee? Non sarebbe cambiato granché, perché l’analisi tattica non si fa sul risultato e fin qui non ha mai ceduto al crudo criterio dei tre punti: una sconfitta può anche seguire una prestazione di qualità, così come una vittoria può celare debolezze. In Sardegna è venuto un pari che non basta, e la performance esibita è figlia di un pacchetto di perplessità ancora irrisolte.

PARTENZE AL RALLENTATORE – Già il fischio d’inizio ha sancito un handicap cronico: il Napoli fallisce sistematicamente gli approcci alle partite. L’avvio azzurro è stato disordinato: la squadra, messa male in campo, sfilacciata e rintanata, in difficoltà a tenere le posizioni, faceva correre a vuoto i suoi uomini, sia in fase di possesso, sia senza palla. Il Cagliari, per logica compensazione, è partito a razzo, giovando di un pressing intenso e soprattutto di un Cossu schierato fra le linee a dar fastidio – e il trequartista avversario è un’altra delle sofferenze croniche del Napoli di questa stagione.

PRIMO TEMPO A SPRAZZI – I sardi, a conti fatti, correvano il triplo, tant’è che dopo quasi 10′ di assedio è sembrato naturale che i padroni di casa passassero in vantaggio con Nené, favorito pure dall’ennesimo errore tecnico di Maggio, stavolta in copertura.Il copione è rimasto invariato per altri 10′ e Nainggolan ha sfiorato il 2-0, prima del risveglio azzurro e del pari, firmato su rigore da Higuaìn. L’argentino si è ripetuto poco dopo, smarcandosi da campione per poi scagliare un bel tiro di prima, palla alta non di molto. Dal pareggio in poi il Napoli ha espresso i suoi 10′ migliori, e qui è sembrata azzeccata la mossa di Benitez di spostare Insigne a destra, per mettere in crisi Avelar con i suoi dribbling. Ma al 30′ il Napoli si è seduto di nuovo, inspiegabilmente, dedicandosi a una sterile melina e perdendo palle semplici con appoggi sbagliati; per poi abbozzare una nuova pressione nei 5′ conclusivi, ma al riposo gli ospiti sono entrati negli spogliatoi a testa bassa.

RIPRESA SOPORIFERA – Con Dzemaili e Behrami opachi (quest’ultimo sta vivendo la stessa involuzione dei colleghi svizzeri di reparto), un Albiol insolitamente impreciso, un Pandev statico come d’abitudine, un Insigne poco incisivo e un Callejón impalpabile, il secondo tempo non è partito con le migliori speranze. Tanto meno visto che il Cagliari è rientrato in campo molto più prudente, puntando sul contropiede (proprio su una ripartenza, all’80’ Pinilla ha messo i brividi a Rafael). Il Napoli ha spinto poco, manovrando lento e prevedibile, al punto che Higuaìn, anche per lo scarso supporto di dinamismo offerto da Pandev, si ritrovava costretto ad arretrare sulla trequarti per impostare l’azione offensiva. Benitez, intanto, ancora una volta tardava i cambi,  per poi tentare un confusionario assalto finale con quattro punte, inserendo Mertens (71′) e Duván (81′) davvero troppo tardi. L’1-2 fulmineo di Callejón, bello quanto immeritato, avrebbe risolto molti imbarazzi, ma non avrebbe cancellato le ombre: ci ha pensato il fischio spietato di Valeri a sciogliere ogni equivoco.

NATALE TRISTE, POI ANNO NUOVO…? – I pranzi delle feste faranno dimenticare i problemi, per qualche giorno, a Benitez, che però avrebbe una lunga lista di desideri da spedire a Babbo Natale, tanto lunga da metterlo in difficoltà su cosa scegliere di portare sotto l’albero. Non c’è dubbio che vorrebbe qualche nuovo innesto in rosa, per il prossimo anno: gli servirebbero d’urgenza un centrocampista centrale di (alta) qualità, un difensore centrale e un difensore laterale. E in caso di estrema generosità di Babbo Aurelio, magari anche una punta di valore, come vice-Higuaìn.
Col nuovo anno però Rafa dovrà pensarci anche da solo, a risolvere le difficoltà della nave di cui è timoniere. Dovrà trovare il coraggio di lasciare in panchina Pandev e Maggio, almeno qualche volta, per far recuperare ai due, rispettivamente, forze e idee chiare. Dovrà, allo stesso tempo, premiare chi gioca meglio e con la velocità adatta al suo modulo, come Dries Mertens. Dovrà risolvere il rompicapo del centrocampo: se vorrà insistere sull’esiguo schermo a due davanti alla difesa, gli servirà davvero l’acquisto di un gigante, di gran corsa e gran tecnica. E pure alla Befana un regalino potrebbe chiederlo: un nuovo paio di occhiali per “leggere” un po’ più in fretta le partite a gara in corso, con cambi più repentini e magari qualche lieve, occasionale modifica al suo benedetto modulo. Anno nuovo, vita nuova? Non servono rivoluzioni, giusto qualche piccolo accorgimento, ci sono ancora un campionato lungo e un’Europa League da onorare.

A cura di Lorenzo Licciardi

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