Siamo alle battute conclusive di questo sorprendente campionato, alla quartultima delle finali così come considerate da Mazzarri. A incrociare i guantoni con il Napoli giungerà stavolta il Genoa guidato da Ballardini. Un avversario che, in linea teorica, non ha più nulla da chiedere alla classifica, occupandone il decimo posto, l’esatto centro, con 45 punti all’attivo. Anche in questo caso, però, il condizionale è d’obbligo, visto che la sfida con i colori azzurri si presenta particolarmente stimolante per l’avversario di turno conferendogli quel quid in più per anelare al bottino pieno.
Un altro avversario penalizzato da assenze importanti: Omar Milanetto, Dario Dainelli e Rodrigo Palacio, salteranno la gara del S. Paolo per scontare un turno di squalifica rimediato per così dire “a comando” una pratica che nel nostro campionato sta divenendo quasi consuetudine, una sorta di assenza “pilotata”, per non dover mancare a partite ritenute ancora più importanti, alias, la stracittadina del Marassi l’8 maggio. Alle prese con fastidi muscolari, invece, sia Miguel Veloso che Marco Rossi, la cui presenza è fortemente a rischio anche per il derby. Ballardini si è visto, dunque, costretto a ricorrere al “settebello della primavera” per preparare la trasferta di sabato sera: convocati Carlini, De Bode, Doninelli, Polenta, Rodriguez, Stillo e Sturaro. Ci saranno, invece i due napoletani, vale a dire Antonio Floro Flores punta azzurra agli ordini di Andrea Agostinelli e poi Gigi Simoni nel 2003-2004 e Mimmo Criscito, nato a Cercola e mai giocatore del Napoli.
Sulla sponda azzurra, invece, rientrerà dalla squalifica Ezequiel Lavezzi che, forse, in pochi ricorderanno con la maglia del Genoa, avendo disputato con questi colori solo poche amichevoli estive nella stagione 2004-2005. Le sue qualità, però, le ricorda bene Vittorio Tosto, ex di entrambe le formazioni, oggi direttore sportivo: “Anche in allenamento il Pocho, insieme a Diego Milito, ci dava non pochi problemi… giocatore ideale come seconda punta.”.
Una quartultima finale, dunque, che offre in sé un altro “miniderby” che parla slovacco tra i due nazionali Kucka e Hamsik, ed un ennesimo tabù in attesa di essere sfatato dagli azzurri i quali, dal 1995, non hanno mai vinto contro i “gemellati genovesi”, almeno in casa. Già, perché all’andata un colpo di testa di Marekiaro decise la partita in favore di Cavani &Co., consolidandone il campionato di vertice. Un altro Genoa, però, con un Luca Toni, annullato nella gara di Marassi, poi passato alla Vecchia Signora, mentre in panchina sedeva ancora Giampiero Gasperini. Il ritorno rappresenta per gli azzurri anche una gara contro sé stessi o meglio contro i propri nervi, tra “finali” di campionato e fastidiose voci di mercato. Intanto, questo ennesimo anticipo “Champions” ha già richiamato quasi 30.000 presenze al S. Paolo oltre i consueti abbonati e vedrà l’allestimento di un divano comune nei Distinti, a ranghi misti, organizzato da Birra Moretti, uno degli sponsor dei rossoblù, per festeggiare il trentennale gemellaggio tra le due tifoserie. Il presidente Preziosi, candidatosi, tra l’altro, nella rovente estate del 2004 al ruolo di presidente del Napoli, elogia la storica amicizia tra le due tifoserie ma ci tiene a sottolineare: “A Napoli ce la giocheremo fino alla fine e il Genoa onorerà il suo campionato.”. Già, perché dalla sponda rossoblù è stato timidamente accennato qualche timore di “biscotto”, mentre basterebbe solo guardare alle legnose prestazioni offerte dai Grifoni contro i colori azzurri per fugare ogni dubbio.
Profumo di biscotto? Profumo d’Europa.
Maria Villani
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