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Napoli-Fiorentina, i viola sono un osso duro

Montella ha un centrocampo nuovo di zecca e temibile per tutti

Dopo la partenza fulminante con il 3-0 esterno a Palermo, il Napoli è chiamato a ripetersi per la prima dell’anno fra le mura amiche del “San Paolo”, ma il calendario è stato poco generoso con Mazzarri e i suoi: a far visita agli azzurri è la Fiorentina, la squadra che più si è rafforzata durante il mercato estivo e che è partita con una vittoria altrettanto importante inflitta all’esordio all’Udinese.

Il viola della Fiorentina quest’anno sarà certamente meno scolorito dell’anno scorso, quando la crisi di risultati culminò nella rissa clamorosa che costò la cacciata a Delio Rossi. La campagna acquisti a Firenze è stata altisonante, la rosa di quest’anno vanta un centrocampo fra i migliori in Italia. E il tecnico è giovane e scaltro: Vincenzo Montella ha già ampiamente dimostrato le sue doti, soprattutto a Catania dove ha saputo ricavare il meglio da una squadra giovane e vogliosa, ma inesperta e senza grosse ambizioni. La duttilità tattica di Montella è testimoniata dalla sua capacità di adattarsi alle forze a disposizione: senza remore ha abbandonato il 4-3-3 catanese che ha caratterizzato tutto il campionato scorso, per sposare un 3-5-2 più adatto a valorizzare il fortissimo centrocampo che la società gli ha regalato quest’anno a Firenze. Montella sarà l’anima giovane di un gruppo che vuole rilanciarsi dopo qualche stagione deludente passata nella parte bassa della classifica, e stupendo forse molti critici, fino ad oggi ha messo in mostra capacità non indifferenti come tecnico.

Si diceva: il centrocampo è la forza della Fiorentina. La punta di diamante è Borja Valero, a lungo inseguito dal Napoli e domenica da avversario nello stadio dove avrebbe potuto essere di casa. Una motivazione in più per far bene. Ma non solo lui: c’è un altro giocatore in cerca di riscatto, David Pizarro, scaricato dalla Roma e desideroso di far vedere di cosa è ancora capace. Poi c’è Aquilani a completare un trio dai piedi ottimi, ma senza grosse capacità d’interdizione. A questo scopo è arrivato Migliaccio, che curiosamente si ritrova per due volte consecutive contro il Napoli, prima in rosa (Palermo) e poi in viola (Fiorentina). Sulla fascia, non va dimenticato Cuadrado, giocatore dalle prestazioni altalenanti che però, quando è in forma, può essere devastante. In attacco la Fiorentina, sfumato il colpaccio Berbatov, ha preso Toni, che però non è ancora arruolabile. Come goleador aveva già El Hamdaoui, più incline al gol rispetto a Ljajic che, tuttavia, sembra destinato alla maglia di titolare. È forse la difesa il punto debole dei viola, anche per la partenza del promettente Nastasic (destinazione Manchester).

Proprio ad arginare una difesa forse troppo friabile, in attesa di avere disponibile il nuovo arrivo Savic, Montella potrebbe anche scegliere la difesa a 4 e rispolverare l’amato 4-3-3. In questo caso, Cassani e Pasqual giocherebbero da esterni difensivi, Aquilani partirebbe in panchina e due fra Cuadrado, El Hamdaoui e Ljajic affiancherebbero Jovetic in attacco. Più probabile però che Montella provi a cercare continuità e insista sul modulo che ha scelto per la sua nuova Fiorentina: 3-5-2 con il giovane Camporese insieme a Rodriguez e Roncaglia in difesa, Cassani e Pasqual esterni alti chiamati anche a difendere, e due attaccanti invece di tre.

Queste le probabili formazioni in campo domenica al “San Paolo”:

La contromossa per contrastare il supercentrocampo viola Mazzarri ce l’ha già pronta: anche il mister del Napoli ha già da tempo puntato su una linea mediana più consistente, affidando a Hamšík un ruolo più impegnativo per assistere Inler e Behrami (atteso ex dell’incontro) nelle manovre centrali.  Sarà dunque uno scontro numericamente alla pari, anche se il Napoli è forse più completo con le capacità da incontrista di Behrami, mentre il centrocampo fiorentino è leggermente più tecnico e raffinato. La differenza di qualità a favore degli azzurri è più evidente negli altri reparti, ma il divario è soprattutto il “tempo di rodaggio”, che per il Napoli è ben più lungo e collaudato, laddove la Fiorentina è una squadra nuova che ancora non si conosce a memoria. La società partenopea negli ultimi anni ha puntato sulla costruzione di un gruppo affiatato, e i risultati cominciano a vedersi.

Sarà il Napoli a dover fare la partita e – a differenza del primo anno di Mazzarri – gli azzurri hanno dimostrato di essere in grado di condurre un match con autorità, senza puntare necessariamente sul contropiede e con diverse soluzioni per andare in vantaggio. Il difetto più volte sottolineato, invece, è la gestione tattica del vantaggio stesso, che a volte manca proprio di personalità: più di una volta i cambi hanno avuto un orientamento conservativo, che può funzionare (e non sempre) con squadre di media caratura come il Palermo, ma contro squadre più aggressive e talentuose arretrare il baricentro e concedere campo può invece essere un suicidio. Per compiere un vero salto di qualità e lottare per i primi posti sarebbe fondamentale abbandonare ogni attitudine da squadra di provincia e cominciare a pensare con una mentalità vincente.

A cura di Lorenzo Licciardi

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