Il primo Napoli dell’era De Laurentiis che potrebbe cucirsi addosso un tricolore, scende in campo oggi pomeriggio a Brescia, alle ore 16. È la Berretti di Felice Mollo, piena zeppa dei protagonisti del campionato Primavera: Izzo, Donnarumma, Guerra, Gatto e Pesce. All’andata è finita 1-1, l’esito della finalissima è davvero aperto. Subito dopo, Fassone e Bigon daranno via libera a quello che sembra essere un radicale rinnovamento del settore giovanile azzurro. Giuseppe Santoro, di fatto, quest’anno è stato solo un responsabile virtuale, più che altro impegnato come team manager della prima squadra al fianco di Mazzarri. Dopo sette anni potrebbe essere giunto al capolinea il lavoro di Luigi Caffarelli, anche se l’ex ala del primo scudetto azzurro nega: «Io penso solo alla gara di oggi e alle finalissime degli Allievi e dei Giovanissimi. I traguardi raggiunti quest’anno sono stati stupefacenti». Eppure al suo posto potrebbe arrivare Angelo Sormani junior, ex collaboratore di Ciro Ferrara alla Juve, che ha tra i suoi principali ammiratori il dg Fassone. Cambierà l’allenatore della Primavera: scontato l’addio di Roberto Miggiano (che ha deciso di andare via dopo un’aggressione di cui fu vittima il 6 gennaio scorso rimasta sempre avvolta nel mistero), il Napoli ha chiamato Fabio Pecchia. L’avvocato è commentatore Sky e ha qualche perplessità: vuole fare l’allenatore, è vero, ma sembra non essere ancora convinto della scelta. Ed è per questo che Bigon ha chiesto la disponibilità di Andrea Manzo, ex centrocampista di Milan e Fiorentina (ma anche Casertana e Avellino) e marito della schermitrice Dorina Vaccaroni). Quest’anno è stato vice nel Lugano (seconda divisione svizzera). Tre le ultime squadre per investimenti in serie A e B, il Napoli, secondo De Laurentiis, punta a un radicale cambiamento nelle politiche del settore giovanile: al momento sono soltanto 8 le squadre che compongono il vivaio azzurro, distribuite tra i campi di Casoria, Castelvolturno e di Camaldoli (il centro Kennedy). Non ci sono scuole calcio con il marchio Napoli: niente pulcini e primi calci. Un’anomalia. In pratica, fino ai 12 anni, non ci sono baby che giocano con la maglia del Napoli. Si dovrà, probabilmente, partire da qui.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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