NAPOLI – Il volo più lungo. Come balzare da un palo all’altro del mondo. Da San Paolo a Milano e da lì a Verona, per arrampicarsi sui monti di Dimaro e prendersi il Napoli. Bloccarlo, farlo suo per i prossimi cinque anni di contratto. Rafael Cabral Barbosa, Rafael e basta per l’almanacco. Sta arrivando “o goleiro”. Visite mediche, firma e annuncio. Dodici ore di viaggio. Il jat lag da smaltire peggio di un tiro mancino. Nel bagaglio, i sogni e la voglia di Napoli per reprimere già la nostalgia. « Sono felice. Vado in una grande società. Giocare la Champions sarà fantastico, voglio vincerla». L’addio al Santos una caipirinha di nostalgia e orgoglio. Saluti, baci, lacrimucce a stento trattenute e chissà quanti altri pensieri chiudendo la porta, lasciando il Santos, là dove Rafael è cresciuto e s’è fatto grande, là dove per tutti era ormai “a muralha”, il muro. Rafael Cabral Barbosa. Storia di un campioncino con le stimmate da gran portiere sotto i guanti. Cominciò ragazzetto col futsal, il calcio a 5. I compagni accarezzavano il pallone con la suola, lui parava. Lo prende il San Paolo, gioca col Korea. Poi va al Bahia e dopo al Santos. E gioca, conquista la nazionale, vince tutto.
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