Prima di entrare nel vivo e nell’anima del calcio, Walter Mazzarri era pronto a laurearsi in Economia e Commercio: come a dire, lui di numeri se ne dovrebbe intendere. Numeri come palloni; aritmetica e tabelle: la matematica non è un’opinione e neanche la maratona verso la Champions. Cinque partite, 15 punti a disposizione e 4 metri di distanza dal terzo posto. Il Napoli è lì, insomma, tenuto in ballo dalla scienza e dalle motivazioni. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che batterà il martello: stimoli, nervi, voglia di vincere. Il gruppo: non è un caso se, per la prima volta da quando è l’allenatore del Napoli, Mazzarri abbia deciso di portare la squadra in ritiro da Lecce a Roma. Il cerchio si chiude. Sarà chiuso. Tutti fuori: la missione Champions non ammette distrazioni.
LA RABBIA – Un patto? Beh, forse è meglio di parlare di un riscatto. Di un assalto lanciato sull’onda dell’orgoglio ferito sulla linea Londra-Torino-Roma-Napoli. San Paolo, gelato dal Catania e poi violato dall’Atalanta. Azzurri incavolati neri. Che hanno rifiutato il concetto di crisi con tutte le forze e che sabato hanno ripreso la strada della vittoria: magari non spettacolare, ma di certo efficace e poi benedetta dai risultati del week-end: pareggi di Lazio, Udinese e Inter; Roma sconfitta. Terzo posto più vicino: 4 punti, mica cento.
IL RITIRO – Tutti insieme appassionatamente, allora. Tutti, nessuno escluso, a partire dal ritiro di Roma: quiete e riservatezza, nella struttura prescelta da Mazzarri. Un grande albergo con due campi di calcio, la palestra e ogni altro elemento utile a migliorare le condizioni del lavoro. A Lecce, dicevamo, non andranno tutti i calciatori: mancheranno gli infortunati – Lavezzi compreso, con ogni probabilità – e lo squalificato Pandev, ma per la tre giorni romana non si derogherà: tutti presenti e pronti a cementare i concetti fondamentali e le linee guida del gruppo. Una sola anima e un solo corpo. Un solo obiettivo: non smettere mai di crederci.
GLI INTERVENTI- Immensa, la voglia di Champions. Cinguettano e urlano, i giocatori azzurri. Dichiarano ai microfoni e poi alle telecamere: “Noi lotteremo fino alla fine” . Chiaro? Una voglia di urlare al mondo che il ciclo non è finito, nata il giorno dopo la sconfitta con l’Atalanta: perché il Napoli, quella squadra che ha messo le ali ai sogni del popolo, non poteva essere svanito così, all’improvviso. «Divertitevi e ridete, ragazzi!» , l’invito di De Laurentiis nella sua visita a Castelvolturno successiva al 3-1 con i nerazzurri. E poi le parole di Mazzarri, che ha difeso il gruppo contro tutto e contro tutti senza soluzione di continuità. Interventi fondamentali, questi. Come la vittoria con il Novara.
LA CONTINUITA’ – Serviva l’inversione di tendenza, è arrivata sabato: ora tutti alla ricerca della continuità. Domani si va a Lecce, che in questo momento è probabilmente l’avversario peggiore possibile e che, in qualche modo, per sfrontatezza, freschezza e fame ricorda proprio il Napoli; e poi grande sfida con la Roma all’Olimpico, il vero crocevia: sabato, dopo altre due partite e a tre giornate dalla fine del campionato, sarà un po’ più chiaro a tutti il destino della corsa verso la Champions. Soprattutto dopo la sfida incrociata Udinese-Lazio. Per chi tifare? Mazzarri ha le idee chiare: vietato guardare agli altri. Vietato fare calcoli. Niente matematica, soltanto italiano: lezione numero uno, coniugare il verbo “vincere” . Fino alla fine.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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