Dove eravamo rimasti? Le frasi che non colsero, le sensazioni più differenti, però un’unione che è stata una forza: e ora, ricominciare si può, ripartendo dalla consistente, reciproca fiducia e blindando con il cemento le proprie visioni del calcio: all’improvviso, il vuoto preesistente s’è riempito dell’umanità che funge da collante e fa di De Laurentiis e Mazzarri non più due entità astratte, rapite dalle dinamiche personali imposte dai propri ruoli, ma la sintesi di un progetto targato Napoli sul quale riflettere, eccome, per cercare di dargli continuità.
RIECCOLI – «Ne parleremo a fine campionato». Meno nove: e però, stavolta, il desiderio dell’anno sabbatico (del tecnico) sembra quasi dissolversi e in quell’orizzonte tinteggiato d’azzurro le sagome di De Laurentiis e Mazzarri appaiono sensibilmente più vicine, affiancante da una serie di chiacchierate riservate e però propedeutiche, rinsaldate dal rispetto mostrato dal presidente al proprio allenatore (« non abbia fretta: se dovesse decidere, mi faccia sapere; ma lei è la prima scelta, qui può restare quando vuole: ne discuteremo a stagione conclusa, non intendo assillarla per una riflessione che va ponderata ») e rinvigorite da una risposta che è divenuto il simbolo di un nuovo corso da fondare sull’identità: « Tenga presente, presidente, che non esisterà mai una questione economica».
SCENARI – I soldi aiuteranno pure a vivere meglio, ma nella vita d’un tecnico di prima fascia, già gratificato da ingaggi rassicuranti per garantirsi una degna esistenza, incidono (sostanzialmente) ben poco: l’ennesima svolta per rafforzare un vincolo quadriennale è in quel manifesto ideologico di Mazzarri, ma è contenuto pure nella manifestazione d’interesse d’un De Laurentiis « comprensivo » nei confronti del proprio tecnico e capace di domarne gli umori, nello schermo protettivo di una società che non s’è mai spinta oltre le righe del buon senso con i proclami (« puntiamo dal quinto posto in su ») e che ha continuato a tratteggiare la propria filosofia aziendale ossequiando il fair play finanziario, però, senza rinunciare allo sviluppo.
ARRIVEDERCI – A presto, ovviamente: magari anche prima del 20 maggio, in teoria una data indicativa per starsene al riparo da qualsiasi ingerenza (pure quelle mediatiche), perché nulla vieta, tra una partita e l’altra e, chissà?, immediatamente dopo il prossimo significativo mese (la trasferta a san Siro con il Milan; gli impegni dei rossoneri tra Firenze, lo scontro diretto con il Napoli e il match di Torino in casa della Juventus) d’accelerare, per evitare d’ingolfarsi nel caos post-campionato. E – intanto – tra l’avvolgente atmosfera del bimestre, gli scarichi di tensione prodotti dal campo e lo stress generato dalla corsa sfrenata al secondo posto, ognuno resterà aggrappato alle proprie, indiscutibili esigenze: e sarà lecito, riflettendo, mettere nel conto eventuali soluzioni alternative, la possibilità di non incontrarsi (poi) sul programma o sulle modalità d’investimento, però ruotando intorno al principio-cardine che è costituito dalla serenità di un rapporto tra De Laurentiis e Mazzarri che va persino al di là del calcio e che si ciba d’argomentazioni ampie.
LE CONDIZIONI – Il campo rimarrà chiaramente un indicatore rilevante e la conquista del secondo posto (probabilmente pure del terzo) finirà per rappresentare un passepartout capace di spalancare non solo le porte dell’Europa (che conta) ma anche di suggerire una approfondita pausa di riflessione, di scatenare una metamorfosi che modifichi sostanzialmente le prospettive. La Champions è l’obiettivo rassicurante – per le prospettive economiche che garantisce e per lo status che determina – e la dimostrazione certificata della bontà d’una strategia tecnica concepita attraverso la sintonia tra De Laurentiis, Bigon e Mazzarri che si alimenta pure con il contraddittorio. Dove eravamo rimasti? E dove vogliamo arrivare?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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