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Napoli, è iniziata la “rivoluzione spagnola”

Tra suggestioni e nuovi obiettivi, la squadra di Benitez è ancora da fare

Accantonata con soddisfazione la vittoriosa amichevole con il Benfica, il Napoli può riprendere a lavorare con intensità sul perfezionamento dei dettami tattici di Benitez e al completamento della rosa.
Quella che inizierà tra poco più di due settimane può essere la stagione della svolta per il Napoli. In un certo senso, deve esserlo.
L’arrivo di Rafa Benitez non rappresenta solo il tentativo di aprire un nuovo ciclo per  la società di De Laurentiis, ma una radicale rivoluzione della struttura e della dimensione internazionale del Napoli. Le partenze di Cavani e, forse ancor di più quella di Mazzarri, hanno sancito la fine di un ciclo che aveva preso le mosse con gli addii di Lavezzi e Gargano. Il divorzio con i due simboli dei recenti successi del Napoli, a differenza delle precedenti cessioni, lascia una pesantissima eredità sulle spalle di chi è stato scelto per rimpiazzarli in campo e nel cuore dei tifosi.
La rivoluzione di Benitez – Se De Laurentiis, deluso dal “tradimento” di  Mazzarri, voleva un cambiamento radicale, ha scelto bene. L’allenatore madrileno è quanto di più distante dalla filosofia del suo predecessore. Non solo un modulo diverso dal celebre 3-5-2 mazzariano, ma una diversa concezione di tutto quello che precede e segue la partita. Un mercato di respiro internazionale, una concezione più moderna del lavoro sul campo, una divisione dei compiti con uno staff  preparato e numeroso, una preparazione atletica basata più sul pallone che sul fondo; esigenza di un centro sportivo moderno, un rapporto più disteso con i media (anche se questa peculiarità andrà verificata quando, inevitabilmente nel corso di una stagione, le critiche si faranno serrate). Quella del tecnico madrileno è una vera rivoluzione.
La gestione del mercato è di certo la novità più evidente nel nuovo corso Benitez, ma è un cambiamento di cui deve dividere i meriti con il presidente De Laurentiis. Il presidente aveva già in mente di rilanciare il suo progetto Napoli in questa stagione (lo scrivevamo più di un anno fa, clicca qui per leggere l’articolo) facendo è un merito che si deve assegnare a Benitez.
Tre sono le svolte radicali. La prima è di aver allargato lo sguardo a tutti i maggiori campionati internazionali, soprattutto europei. Il Napoli non guarderà più quasi esclusivamente al Sudamerica. A differenza del passato, difficilmente vedremo sbarcare a Capodichino “affari” del calibro di Chavez e Fideleff, né dovremo ascoltare frasi del tipo “Vargas? Non lo conosco. Chiedete alla società”.
La seconda svolta è quella sui giovani. Con Benitez la giovane età non sarà più un peso ma una virtù. L’acquisto di Mertens e Rafael, la fiducia riposta in Insigne e la costante attenzione ai ragazzi della Primavera sono solo tre indizi di un atteggiamento che è nella storia professionale del tecnico spagnolo. Non è irragionevole pensare che se sulla panchina del Napoli ci fosse stato Benitez la trattativa per Verratti si sarebbe potuta chiudere positivamente (trovato l’accordo con la società, saltò quello con il giocatore perchè Mazzarri non gli assicurò di giocarsela alla pari con i titolari, nda).
L’ultima ma di certo più epocale è quella sul capitale d’investimento e sulla gestione dei diritti d’immagine. L’affare Higuain potrebbe aver aperto la strada al Napoli per un mercato di primo livello in campo europeo. I quasi 40 milioni versati nelle casse del Real Madrid per l’attaccante argentino, dimostrano che adesso il Napoli ha la disponibilità economica e l’appeal giusto (anche grazie al palmares e all’esperienza del suo tecnico, nda) per sedersi al tavolo con qualsiasi squadra europea e trattare senza vincoli calciatori di primo piano. I famigerati “top player”. Ancor più importante è la svolta sui diritti d’immagine. Il presidente del Napoli ha da sempre fatto della questione un punto focale della sua gestione societaria e l’affare Higuain non testimonia di certo l’abbandono di questa linea. Il presidente del Napoli, anche su consiglio di Benitez, si è però convinto che la completa gestione dei diritti d’immagine costituisce un ostacolo, spesso insormontabile, nelle trattative per calciatori importanti. La soluzione trovata nel caso di Higuain (il calciatore continua a gestire i suoi diritti per due anni con la Nike a 1 milione all’anno, dal terzo il Napoli può superare l’offerta della multinazionale e assicurarseli, nda), potrebbe segnare una gestione più elastica del mercato e non precludere in partenza trattative per calciatori di primo piano.
Il mercato – Ad oggi sono arrivati a Napoli giocatori di spessore tecnico e di provata esperienza internazionale. Reina, Rafael, Raul Albiol, Callejon, Mertens, Higuain rappresentano le solide fondamenta su cui sta prendendo forma il Napoli di Benitez, ma c’è ancora molto da fare per assicurare al tecnico una rosa adeguata a mettere in pratica la sua idea di calcio e di competere su tre fronti.
Le impegnative amichevoli disputate, sebbene calcio d’agosto, hanno palesato dei limiti tecnici da colmare.
Al Napoli manca un centrale che abbia caratteristiche diverse da quelli in organico. Un difensore rapido, bravo in marcatura e abile nel gioco aereo. I tanti goal subiti da calcio piazzato sono frutto anche di limiti tecnici individuale, oltre che di schemi mal attuati.
Nella speranza che Zuniga non venga ceduto, al Napoli serve anche un esterno destro, magari in grado di giocare sia da terzino che da esterno alto nel 4-4-2, così da far concorrenza a Maggio e permettere con più facilità al tecnico il cambio di schema.
Il centrocampo, numericamente completo, manca di un giocatore capace di dettare i tempi della manovra, di verticalizzarla con velocità e con una buona tecnica di base, in modo da non soffrire il pressing avversario che in campo europeo è spesso feroce. In attesa che Inler dimostri tutte le sue capacità.
In attacco De Laurentiis vuol regalare al proprio allenatore e alla piazza il secondo colpo a effetto. Sempre in piedi la pista Jackson Martinez – primo obiettivo – il Napoli valuta diverse alternative. I nomi trapelati sono sempre quelli – Matri, Osvaldo (difficile), Vucinic e il giovane Duvan Zapata – ma rimane complicato capire qual è la reale strategia del Napoli.
Nel 4-2-3-1 di Benitez il  titolare in attacco è Higuain, uno come Martinez verrebbe posto nella situazione di giocarsi il posto con l’argentino o si punterebbe su di un modulo a due punte provato più volte durante il ritiro di Dimaro? Difficile pensare ad un cambio di ruolo per il colombiano. Gli altri nomi accetterebbero con più semplicità il ruolo di “secondo titolare”, in una rivalità meno chiusa dalla presenza di “titolarissimi”. Altra differenza tra Benitez e Mazzarri.
Una condizione essenziale per operare in entrata è però sfoltire la rosa in uscita. L’allenatore non ha posto alcuna fretta alla società ma con le convocazioni per la gara con il Benfica ha chiarito che molti giocatori sono fuori dal suo progetto tecnico.
Fernandez, Dossena, Uvini, Gargano, Donadel e Calaiò sono sul mercato e potrebbero finirci presto Mesto e Radosevic, cedibile però solo in prestito. Oltre ad Hoffer e Vargas (a dicembre scade il prestito al Gremio).
Una lunga serie di operazioni in cui sarà decisiva la bravura del ds Bigon. Se nelle operazioni in entrata può avvalersi dell’esperienza e delle indicazioni forti di Benitez e del suo agente Manuel Garcia Quillon, in quelle in uscita dovrà contare esclusivamente sul suo lavoro.
Nell’anno della “rivoluzione spagnola” i tifosi sono legittimati a sognare ma serve equilibrio. Il Napoli sta provando a guadagnarsi un nuovo status internazionale e il mercato lo testimonia. Anche gli obiettivi sono cambiati. Quest’anno si parte con l’obiettivo di puntare allo scudetto, ma avere l’obbligo di vincerlo è tutt’altra cosa.
Se venisse meno l’equilibrio di giudizio da parte dei media e della piazza, il grande entusiasmo dei tifosi si potrebbe rivelare un’arma a doppio taglio per il Napoli.
Un po’ di furbizia, poi, imporre cautela e di lasciare alla Juventus tutta la pressione di un  campionato già vinto. I rivali di Torino sono già forti, perché fargli un altro regalo?
Pompilio Salerno
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