Un punto al Napoli. Al Milan, alla Roma, alla Lazio, all’Inter e all’Udinese invece tre. Conviene, tra tanta paura, restare calmi e solidarizzare con Walter Mazzarri, però avvertendolo di non farsi frastornare da nessuno.
Il Napoli visto contro il Cagliari era tutt’altro da buttar via. Ho rivisto, con enorme sollievo, Fernandez tenere Thiago Ribeiro e Nenè e ho parlato di sollievo perché se non fosse stato così la vicenda di Federico sarebbe diventata molto triste, anche se so che se dovesse tornare in Argentina il calciatore Fernandez non è che sarebbe stato ridotto alla fame. Campagnaro ha fatto il suo con molta onestà; mi riservo solo, se Mazzarri non se ne dispiace molto, di ricordare al ragazzotto italo – argentino che la marcatura è mossa fondamentale del gioco del calcio di un difensore. Anche Aronica sembra non proprio del tutto scaduto. De Sanctis ha riafferrato, dal Corriere del Pallone anticipato, la maglia azzurra che stava per sfuggirgli.
Rientrando Cannavaro, comunque le cose dovrebbero migliorare. Non esiterei poi a rilanciare Fideleff nel ruolo di centrale di sinistra. (Domenica pare che rientri a Catania).
Il difetto, però notato, è la fregola da parte di tutti di andare a cercare gloria avanti. Ma a questo punto entrano in ballo i centrocampisti del Napoli; la posizione della squadra sul terreno di gioco sono i centrocampisti a darla. Se Inler, Gargano e gli esterni si dedicano anche loro ai raids offensivi è chiaro che tutti i reparti perdono la bussola e non rispettino più gli incarichi che sicuramente Mazzarri ha loro affidati.
L’equilibrio del Napoli, apparso brioso e piacevole domenica ma anche troppo disinvolto, è dal centrocampo che deve essere fissato. Personalmente non avremmo incertezze nel dire a Gargano di diventare più misurato; a Dzemaili poi consiglieremmo di situarsi sulla linea di Gargano (ruolo assai più indicato per Donadel); a Inler di spostarsi di quei cinque o dieci metri utili per una regia offensiva più accentuata. Ma a centro della squadra bisogna sempre che si vedano i laterali, che dovrebbero essere Gargano e Dzemaili, con Inler vertice più avanzato del triangolo. E i terzini (oggi si chiamano esterni “alti e bassi”) faranno bene a ricordare che andare sistematicamente oltre i propri laterali, cioè oltre Gargano, Dzemaili ed Inler, significa dare il la alla anarchia tattica, che può anche risultare piacevole in qualche occasione ma che alla lunga danneggia, logora, impoverisce.
Quadrata la base (in attesa che Cavani si restituisca al popolo nella maniera che il popolo desidera) andiamo all’attacco con le 3 ali 3. Lavezzi, però, faccia la cortesia di non spendere tutto nella prima mezz’ora di gioco. Se n’è accorto che basta poco per diventare ciuco? Cavani ed Hamsik, poi integrino, come del resto abbiamo visto domenica e altre volte, il movimento di Lavezzi, non con altro movimento ma con la determinazione, con il coraggio. Cavani giocò bene (sul piano tattico) contro il Cagliari ma con timidezza. Ebbe esitazioni in fase di fuga. In area di rigore picchi senza pietà: ha tantissime doti questo grandissimo calciatore, oltre la gioventù, deve ritrovare la decisione nel tiro. Tiri fuori la benedetta sorbola: è il suo momento, bastano tre botte ferme e il campione riesploderà.
Il campionato è in piedi ancora; è molto stupida la posizione assunta da molti nei confronti del Napoli. Udinese, Lazio e Juventus sembrano compagini di giganti lontani e imbattibili. Non è vero affatto. Il Napoli, trovasse in Cavani, il mazzolatore all’attacco, dopo il recupero di Pandev e i rientri di Cannavaro e semmai Fideleff, può largamente farsi rispettare. E’ una questione di morale.
Il Napoli rappresenta la squadra di calcio di una Città che in molti ancora stentano a riconoscere come la prima Città del Meridione d’Italia. Roma sta cercando disperatamente di portarla a suo rimorchio, favorendo lo spostamento dell’asse meridionale, guarda caso proprio in Puglia.
Questo discorsetto che parecchi giocatori del Napoli non capiranno ci terrei che lo afferrassero, Mazzarri, che pure è toscano, e i napoletani Cannavaro e Grava. Sì, da costoro anche un millimetro di difesa del buon prestigio campano si pretende.
Napoli non può restarsene pigra e oziosa a rimirare il Sud che si agita.
Anche al calcio è affidata una parte!
Sappia interpretarla il Napoli questa parte e i napoletani che vi giocano dentro abbiano la forza di imporre delle ragioni che non sono solo di palato sportivo. Bari da tempo e gliene sia fatto merito, spinge e sfonda; la vecchia Napoli pigra ed oziosa non si muove.
Lo sport, (ammesso che il calcio lo sia) affratella ma serve anche a dare degli svegliarini. La Campania arretra e nessuna voce si solleva a incoraggiare, a stimolare.
Ricordiamo al Napoli queste pur apparentemente futili cose e auguriamoci che anche per questo si batta con l’Udinese.
NANDO TROISE
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