E’ l’argomento più trito e ritrito dai media sportivi quando analizzano il rendimento del Napoli. E’ evidente che affermare che gli azzurri hanno un rendimento ed un’intensità “double face” è una verità abbastanza scontata, ma poi quando ci si avventura nei territori dell’analisi bisogna avere equilibrio. Purtroppo è vero che i problemi finchè non ti colpiscono sembrano non esistere; i tifosi partenopei in questa stagione hanno incontrato un dilemma nuovo tra l’entusiasmo dell’avventura europea e le preoccupazioni per la classifica. Da anni Galliani sostiene la difficoltà a reggere campionato e Champions. E’ memorabile la sua dichiarazione: “Farò suonare la musichetta della Champions anche prima delle gare di campionato”. L’Europa che conta ruba molte energie fisiche e mentali ai calciatori; il Napoli poi ha dovuto affrontare il mix esplosivo del “girone della morte” e dell’inesperienza a certi livelli.
Incuriosito da quest’eterno dibattito, ho confrontato il rendimento del Napoli con altre compagini europee di livello medio-alto. Il dato è che senza l’organico delle prime della classe (Barcellona, Real Madrid, Milan) è difficile reggere il doppio impegno. Gli esempi sono molteplici: Arsenal e Bayer Leverkusen sono due club molto simili al Napoli, puntano sulla programmazione, hanno un organico abbastanza giovane e certamente non presentano il monte ingaggi delle rose ricche di top player. Entrambe sono in testa ai propri gironi in Champions League, addirittura i Gunners hanno già la certezza del primo posto matematico con quattro punti di vantaggio sull’OIympique Marsiglia. Il Bayer Leverkusen ha un solo punto di vantaggio su Valencia e Chelsea, che si affronteranno all’ultima giornata in una sorta di spareggio, mentre i tedeschi affronteranno il Genk, fanalino di coda e fuori dai giochi.
La compagine del ds Voeller ha il primo posto praticamente in tasca, ma in campionato occupa la sesta posizione con soli 22 punti in quattordici partite. L’Arsenal non è messa meglio, è al settimo posto con ventitré punti in tredici giornate, a due punti dal Chelsea, che ha una rosa molto più costosa del Napoli e stenta sia in Premier League che in Champions League. Il calcio moderno privilegia il ritmo, l’intensità alla tecnica ed il doppio impegno è difficile per tutti.
L’unico rimedio a queste difficoltà (oltre al lavoro in cui Mazzarri è un maestro) è agire bene sul mercato, regalando al proprio allenatore alternative valide e già pronte. Il Milan, club abituato da anni a dover competere su più fronti, ne sa qualcosa ed, infatti, a Gennaio non ha quasi mai fatto mancare i suoi colpi: Ronaldo, Pato, Thiago Silva ed il prossimo potrebbe essere Tevez. De Laurentiis è noto per la sua capacità di arrivare a grandi risultati senza eludere l’equilibrio finanziario: impegno lodevole, ma che comporta delle responsabilità. Mazzarri si trova ad affrontare sfide ravvicinate che chiedono un grande sforzo senza poter puntare tranquillamente sul turn-over. Il Napoli di Bergamo non mi è dispiaciuto; riuscire a reggere sotto il profilo mentale e fisico contro l’Atalanta, una delle compagini più in forma del momento, dopo l’incontro giocato sovra-ritmo contro il Manchester City, è un elemento molto positivo. Gli azzurri hanno pagato un’assurda disattenzione difensiva sull’asse Lavezzi-Campagnaro e Gargano, altrimenti anche il dominio bergamasco dei primi venti minuti del secondo tempo, dopo una prima frazione di gioco in cui gli azzurri avevano ben figurato, non avrebbe sortito effetti ed il Napoli, con l’ingresso dell'”artiglieria pesante” dalla panchina, avrebbe potuto fare molto male. Riguardo alla crescita dei singoli, il bilancio invece presenta ancora aspetti negativi. Sono da registrare, infatti, i miglioramenti di Santana (la cura Primavera ha funzionato), che ha dato un grande contributo negli ultimi venti minuti propiziando anche il gol di Cavani, ma anche le difficoltà di Dzemaili e Pandev. Nella sfida contro l’Udinese, lo svizzero mi aveva impressionato positivamente, sembrava aver appreso i dettami del sistema di gioco di Mazzarri, che chiede ai centrocampisti di macinare chilometri alternando gli inserimenti in fase offensiva ed i ripiegamenti quando la propria squadra non è in possesso di palla. Un lavoro molto dispendioso, ma che ha formato generazioni di mediani: da Palombo ad Halfreddson, passando per Poli. Dopo la gara contro i friulani, lo svizzero è tornato quel “pesce fuor d’acqua” senza né la qualità d’Inler né il dinamismo di Gargano. Contro l’Atalanta è apparso sicuramente in condizioni migliori rispetto alla scialba prestazione contro la Lazio, ma il dominio di Cigarini e Carmona a centrocampo nella ripresa è un film a cui non vorremmo più assistere. Il battibecco Pandev-Mazzarri è il simbolo della delusione dello staff tecnico partenopeo nei confronti del macedone, autore di un’altra prova sottotono. Santana sta superando con l’umiltà le sue difficoltà, Pandev prenda esempio dall’argentino. La svolta, però, è nelle mani della società. Lo ripetiamo da mesi e lo abbiamo detto sia dopo le vittorie che dopo le sconfitte: servono quattro acquisti. Un mediano, un esterno sinistro e due attaccanti come alternativa a Cavani e Lavezzi: è questa la mappa degli interventi da compiere a Gennaio per ridare fiato alla corsa verso le prime tre posizioni della classifica. “Anche senza i 30 milioni della prossima Champions League non finirebbe la nostra vita”, ha dichiarato De Laurentiis nella conferenza stampa post-City. Sicuramente, però, il progetto Napoli, con l’esclusione dall’Europa che conta nella prossima stagione, subirebbe un brusco stop. A Giugno vogliamo vedere il club di De Laurentiis che progetta il restyling per obiettivi sempre più importanti e per questo bisogna invertire la rotta subito, battendo la Juventus e programmando gli investimenti necessari nella sessione invernale di mercato.
Fonte: Ciro Troise per il “Corriere del Pallone”
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