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Napoli decimato dalle squalifiche: il club azzurro è silenzioso ma pronto a reagire…

Altro che il jet lag, altro che lo smog, altro che quel traffico ingovernabile e quel caos per niente calmo: ciò che resta di Pechino, a tre notti dal «nido d’uccello» è il senso di disorientamento ed una scia di veleni che approda sino a Castelvolturno e lascia il Napoli senza parole, inducendolo a tapparsi la bocca per evitare di dire ciò che pensa. Due giornate a Pandev e (pure) a Dossena, una a Zuniga e a Mazzarri, mille euro di multa a Papale: è un colpo ai fianchi, o anche un colpo basso, che toglie a chiunque il fiato e persino la voglia di elaborare i propri pensieri, racchiusi nell’immediata contromossa affidata all’avvocato Mattia Grassani. «Mi sono sentito subito con il presidente, molto dispiaciuto ed assai contrariato per le pesanti decisioni del giudice sportivo. Abbiamo già richiesto copia dei referti arbitrali per avanzare il ricorso e per le valutazioni sulle singole situazioni degli squalificati. Penso che già domani saremo in possesso degli atti e a quel punto avremo sette giorni per presentarci alla Caf con le nostre deduzioni. Ma sono tempi assai stretti e c’è il rischio che – per chi ha avuto due giornate – il verdetto possa arrivare quando il campionato sarà ormai iniziato». 

 

TUTTI ZITTI- L’arringa, per il momento, è nelle riflessioni intimistiche, in un «no comment» ufficiale che tende a non alimentare ulteriori tensioni, provando semmai a farle decantare: e l’amarezza è in quella decisione ispirata dall’istinto, nell’incredulità dinnanzi ad una «mazzata» che ha lasciato il segno nell’umore ed ha indotto a meditare prima di sbilanciarsi, opportunità concessa esclusivamente a Grassani, il legale d’un club che adesso si lecca le ferite. «L’obiettivo, ovviamente, è quello di mitigare o annullare le squalifiche di Pandev, Mazzarri e Dossena. I provvedimenti, e in particolar modo quello relativo a Dossena, hanno sorpreso e parecchio, la società; vanno ritenuti molto afflittivi, anche perché le squalifiche si sconteranno in campionato». 

 

LE TESI– Pechino, un centinaio di ore dopo, è un intreccio di sensazioni che il Napoli avverte (e contesta) rileggendo le motivazioni del giudice sportivo, scaturite rileggendo il rapporto di Mazzoleni di Bergamo, «l’unico colpevole» individuato da De Laurentiis sull’epilogo d’una festa infarcita da una sfilza di cartellini che hanno prodotto due giornate per Pandev («per averi rivolto ad un assistente a gioco fermo una espressione insultante») e per Dossena («per aver rivolto ad un assistente una espressione intimidatoria») e un turno a Mazzarri («per aver contestato platealmente una decisione arbitrale, uscendo dall’area tecnica e indirizzando al direttore di gara un ironico applauso e una espressione ingiuriosa») e a Zuniga, lui stoppato semplicemente per somma di ammonizioni.
IL REGOLAMENTO– Pechino è una cartolina sgualcita e al danno del «nido d’uccello» va ad aggiungersi la beffa d’una squadra squarciata sulla corsia di sinistra e in attacco, privata per Palermo dell’allenatore e spinta a tacere nella sua espressione societaria. L’unica reazione rimane il ricorso e però lungo la strada del silenzio s’ode nitidamente il rumore del dissenso.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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