Era troppo tardi stanotte per raccontare le emozioni del Galileo Ferraris, al quartiere Marassi di Genova, con i fratelli rossoblù di Pianeta Genoa e il Bar Fuorigioco. Il cuore di Napoli ha palpitato per aggrapparsi al mitico stadio genovese; per raccontarvi la commozione di Walter Mazzarri, un allenatore un po’ showman, un po’ teatrale (la sua scaramanzia: il rimanere in camicia, la mano sul cuore, l’abbraccio dei suoi ragazzi), molto cinematografico ma pur sempre un grande allenatore. Ha fatto più Walter per Napoli che tutti gli Assessori e Sindaci che lo hanno preceduto. Questa Settimana, per esempio, ha presentato prima con il Dnipro e poi a Genova una squadra arrembante (dopo la sconfitta di Bergamo le prefiche erano aumentate di numero, sia in tribuna stampa che nelle televisioni, sia esse a digitale terrestre che quelle cosiddette istituzionali) che avrà, come sempre, record di incassi contro il Milan sabato sera; ha suggerito calma e tranquillità ed ha portato Napoli a sperare nella qualificazione in Europa.
Tantissimi gli incontri al San Paolo, prima e dopo la gara con il Dnipro. Con Ernesto Apuzzo ho parlato della brillante operazione della sua scuola calcio di Pimonte e del trasferimento del suo giovanissimo (1999) Mentana al Napoli e già aggregato ai giovanissimi nazionali di Nicola Liguori. Poi lunga chiacchierata nel settore C della tribuna stampa.
Nella tiepida serata della tribuna stampa ho seguito la partita in compagnia di Mario Setola, gli amici dei siti web dedicati al Napoli (Iamnaples, Pianeta Napoli, Napolipress, Ginado Magazine) e un grande vignettista, Peppino Avolio (Peppart).
Una partita nervosa: la posta in palio era altissima, giocata contro una squadra, guidata da un allenatore con una grande conoscenza del calcio italiano, Juande Ramos e come tutte le squadre ucraine con un gioco irritante. Il Napoli non è stato travolgente come altre volte, gli mancavano Hamsik, Pandev, Insigne e Behrami ma le sue azioni le ha avute. Ha rischiato di prenderli ma ne ha sbagliati tantissimi. Il gol arrivava a inizio partita, con il solito grandissimo Cavani. L’esultanza del San Paolo, in tutti i suoi settori, è stata stupenda. Il Napoli restava in Europa. Invece, la debacle, il disastro. I cosacchi ucraini si portavano addirittura in vantaggio vanificando tutto il lavoro fatto per arrivare in Europa. Le critiche rivolte in quel frangente erano ferocissime. Da più parti ascoltavo epiteti volgari nei confronti di Bigon, Mazzarri e di tutto il reparto scouting (suppongo che molti di loro non conoscono nemmeno i nomi di quelli che lo compongono che sono Micheli, Mantovani, Zunino, i loro collaboratori ed una fittissima rete di osservatori). Finché, poi, all’improvviso, l’Atleta di Cristo, Edinson Cavani, decideva di prendere in mano la partita e travolgere i cosacchi ucraini. Con una punizione riportava il Napoli in vantaggio fino a scatenarsi con altri due bellissimi gol, ispirati entrambi da due fenomeni, Hamsik e Insigne.
La stessa e identica scena si verificava a Marassi. Il Napoli in svantaggio subito con Ciro Immobile e mi viene in mente, quando, a Sorrento, dalla panchina con vista sul più bel panorama del mondo, lo segnalai, insieme a Di Leva, all’allora responsabile del settore giovanile del Napoli, che mi rispose: “Lo stiamo seguendo”.
Primo gol della gestione Del Neri e proprio con Immobile: la scaramanzia di Mazzarri; occorrono i miracoli di Cavani, pensai, preoccupato che se avesse perso, le critiche avrebbero convinto l’allenatore del Napoli ad anticipare l’anno sabbatico. La preoccupazione di vedere in campo ad arbitrare, Nicola Rizzoli, un arbitro indecifrabile. Pandev ancora in campo, nonostante che non ci sia una sola persona che lo reputi migliore di Insigne. La Fiorentina che vincendo a Milano ci scavalcava al 3° posto, oltre alla Lazio che si avvicinava vincendo il derby romano.
Già vedevo i titoli delle prefiche: “Quale Juve? Bisogna difendere il 4° o 5° posto”.
Ed ecco, invece, l’ingresso di Insigne, ispiratore del gol del primo pari di Mesto; poi di nuovo in svantaggio con Bertolacci e quando tutto sembrava perso, erano sempre i tre tenori ad inventarsi il trionfo.
Dai disastri ai trionfi. E’ il titolo giusto per queste due partite in pochi giorni.
Ascolto Mazzarri, con il quale finalmente, si parla di calcio, di tattica, di un lieve accenno al mercato, di budget.
Ho potuto parlare con l’allenatore del Napoli solo dopo il Torino. Poi basta; bisogna andare in trasferta per poter accedere alla sala conferenze di un dopo partita. A Napoli no. Il “Corriere del Pallone” è un settimanale e l’ufficio stampa del Napoli dichiara: “Ai settimanali viene concesso solo l’ingresso in tribuna stampa. Non è possibile partecipare alle conferenze del post-partita”. E nei rari momenti di incontro ho avuto sempre con Mazzarri parole di incoraggiamento.
– Mister, glielo dissi dopo la sconfitta interna con il Chievo, quella con l’Atalanta ed il pareggio con il Torino. Lei è condannato a vincere, per l’impegno e l’intensità che mette nel suo lavoro. Non si preoccupi che i risultati arriveranno. Dnipro e Genoa dimostrano che avevo visto giusto. E, poi, lei ed il suo staff siete un messaggio positivo per questa Città . Adesso, però le dico che lei, con questo organico, sta facendo miracoli. Occorre, a gennaio, rinforzarlo.
– La risposta di Mazzarri è stata da grande aziendalista. Però, tra una cosa detta ed un’altra non detta, si è lasciato andare a queste affermazioni: “Nel mercato cercheremo di migliorare ma sempre in base al budget”. “Godiamoci queste due vittorie in pochi giorni e cominciamo a pensare al Milan, sabato sera”.
– “Volevo aggiungere a chi afferma che non vogliamo vincere: questi debbono sapere che daremo il massimo anche in Coppa Italia”.
– Finisce qui ………………..
Nando Troise
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