Il silenzio (in pubblico) è d’oro: ma in privato, mentre il mondo fuori dalle stanze ignora, meglio parlarsi, scambiarsi due opinioni, far sentire la propria voce e anche la propria rabbia, scorrere il film d’una partita nella quale pure un episodio conta e figurarsi un po’ (eventualmente) due punti. Udinese-Napoli se n’è andata in soffitta, tra le scartoffie: ma quel che resta del pari del «Friuli» è l’amarezza ma soprattutto l’ira che va contenuta, per isolare la squadra e l’ambiente, per non creare un’atmosfera «stressante».
HA VISTO – Però, resta il dato d’un lunedì sera reso improvvisamente livido da un paio di circostanze sulle quali conviene riflettere e, anzi, intervenire, pure in fretta: qui Castelvolturno, a lei Braschi, al quale è d’obbligo per il Napoli (e per Riccardo Bigon, il ds), fare una telefonatina per manifestare quel disagio che la notte non è riuscita a trascinare via con sé, per limitarsi a chiedere «maggiore attenzione sempre» mica soltanto nell’atteso match-clou con la Juventus, per indurre ad osservare il «fatto» d’un match complicato, magari da risolvere attraverso un dettaglio o anche la concessione di un rigore che dalla panchina hanno visto e che dal campo è sfuggito al signor Damato di Barletta.
DISCHETTO VOLANTE – Diciottesimo minuto di Udinese-Napoli ed è già tutto chiaro che sarà una serata complessa, da andare a sbattere contro il muro: poi cade quella palla dal cielo, Cavani va nel mischione e in anticipo per addomesticarla, Allan piomba in ritardo, perde il controllo, rifila una ciabattata al matador, che si ritrova senza equilibrio e a terra. E’ quella la prima azione «sotto inchiesta»; che prosegue nella ripresa, sul contatto tra Basta e Armero – avvenuto a cavallo dell’area: comincia fuori, si conclude dentro – però costato due ammonizioni (una al colombiano e una a Behrami per proteste) e pure un’altra esplicita richiesta a Braschi: possibile?
PROTESTA – Le partite non finiscono mai: perché poi, il giorno dopo e anche quello dopo, restano nella testa o nei dvd e rivista da vicina, l’azione del diciottesimo, per il Napoli che sollecita Braschi a richiedere rigore nelle interpretazioni delle norme e delle vicende «a rischio in quei sedici metri», non ha neanche la necessità d’essere rallentata, di servirsi del fermo-immagine. Chiaro, chiarissimo da una quarantina di metri: ma senza far dietrologia, superando il precedente del 7 febbraio del 2010 (fuori Maggio, per doppio giallo dopo simulazione, quand’invece c’era penalty su di lui), pur volendo «assolvere» Damato, alla fine della tornata sono (teoricamente) due punti in meno in classifica generale ed una scarica di bile in più da dover sopportare e magari da smaltire. E proprio mentre sta per arrivare Napoli-Juventus…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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